L’ex arbitro di Serie A Fabrizio Pasqua (che dal 2017 allo scorso anno ha diretto sfide della massima serie calcistica italiana) ha intentato una causa di lavoro alla FIGC. Ne ha parlato lo stesso ex direttore di gara al programma “Le Iene”, in un servizio in onda questa sera in cui il programma fornirà nuove dichiarazioni dell’arbitro anonimo che ha parlato di storture del sistema arbitrale italiano.
A proposito della causa, Pasqua dice che «è un atto pubblico quindi sì, non posso negarlo. Ritengo che il nostro contratto lavorativo, che è un Co.co.co., non abbiamo nessuna, tra virgolette, tutela, ma soltanto obblighi. Diciamo che ci sono più obblighi che doveri, tra cui quello dell’allenamento, quello di fare le gare senza poter rifiutare, perché comunque il rifiuto non è una cosa ammessa e quindi è uno dei tanti motivi».
Secondo Pasqua, si tratta di un contratto che configura un lavoro subordinato e non da libero professionista: «Se io sono obbligato a fare allenamento, ci sono delle presenze, se sono obbligato a farlo credo che non sia più libero professionista. Altri obblighi? Quello dei raduni, a cui non potevi mancare. Quello di viaggiare, di prendere i voli che ci prendevano loro, di mangiare nello stesso posto, di dormire negli stessi luoghi».
La causa intentata da Fabrizio Pasqua potrebbe dare il via a una vera rivoluzione nel mondo del calcio, come spiega l’avvocato giuslavorista, Mario Miceli: «Se gli arbitri fossero configurati con un contratto di lavoro subordinato godrebbero di diversi benefici economici, cioè Tfr, ferie pagate, malattia, anche di contributi versati e quindi di una aspettativa di una pensione importante, di garanzie, soprattutto nel caso in cui il datore di lavoro lo volesse licenziare, anche con una misura economica. Gli arbitri attualmente non godono delle stesse garanzie, la loro dismissione è legata a una valutazione molto discrezionale, probabilmente non troppo trasparente».