Iervolino: «Arbitri vendicativi, scarsi e maleducati: c’è sudditanza verso le big»

Il presidente della Salernitana ha alzato la voce dopo l’episodio del gol-vittoria del Napoli contro la Salernitana viziato da un presunto fallo in attacco.

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Danilo Iervolino (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Continuano le polemiche, sponda Salernitana, dopo il derby campano perso contro il Napoli all’ultimo minuto per il gol decisivo di AmirRrahmani che sarebbe stato viziato da un fallo in attacco di Demme su Tchaouna.

Come riporta l’edizione odierna de Il Mattino, l’episodio del Maradona ha fatto puntare il dito verso l’intera classe arbitrale. «In loro non credo più». Le parole lapidarie di Danilo Iervolino, presidente della Salernitana. «Se analizzassimo ogni partita uscirebbe una situazione scandalosa a favore delle grandi. Basta con la solfa del “si poteva dare e non dare”. Gli strumenti ci sono ma funzionano male. Gli arbitri sono vendicativi, è una corporazione da cambiare. Noto sudditanza psicologica verso le big, che ormai fanno un altro sport avendo un’impunità che permette loro di tirare maglie in area o dare gomitate. Prima la responsabilità era di un solo arbitro, ora di quattro o cinque, quindi è peggio», sottolinea il numero uno dei campani.

«Errori così grossolani mi fanno pensar male, falsano i campionati – continua Iervolino. Sul 2-1 Demme dà una gomitata sul volto a Tchaouna mentre saltava. Non tollero queste sviste, altrimenti teniamoci un calcio in cui gli arbitri decidono un rigore sì e un rigore no quando vogliono: se tiri la maglia è fallo, è rigore e basta. È successo a Simy con Rrahmani. L’apice di presunzione e arroganza, poi, all’intervallo: Inzaghi chiede di interloquire in modo composto e Marinelli neppure si gira a rivolgergli la parola».

Ma la Salernitana non redigerà nessun dossier da consigliare a chi di dovere per perorare la sua causa: «Gli errori sono così lampanti che, nei limiti della legalità e delle nostre prerogative, battaglieremo per favorire cambiamenti. All’interno dei canali di rappresentanza va proposto un pacchetto di riforme che contempli monitoraggio e responsabilità dei fischietti, una riqualificazione, maggiore formazione nei rapporti con le squadre, affinché quanto successo a Inzaghi non capiti più. È mortificante: i direttori di gara in questa industria sono un’infinitesima parte, in Italia invece contano eccome ma non pagano per i loro errori. Tutto è discrezionale, vengono sempre fuori mille alibi. Serve una valutazione esterna dei fischietti, vanno resi meno personaggi. Si ergono a divi ma dovrebbero essere invisibili e avere oggettività in cose che perfino un bambino a volte potrebbe valutare. A mio figlio non augurerei di intraprendere tale carriera così com’è: dobbiamo cambiare la figura degli arbitri, magari spostandola totalmente a distanza. Si lamentano anche i colleghi delle medio-piccole e convergiamo tutti sul fatto che la questione debba essere tra i principali temi di riforma. Ma solo io, fino a ora, ho avuto il coraggio di parlare».