Gravina: «Sarà l’anno della riforma. Decreto Crescita strumento sbagliato»

Il presidente della FIGC difende l’opposizione alla Superlega e parla della questione stadi verso EURO 2032, che sarà organizzato con la Turchia.

Gravina riforma campionati
(Foto: Antonio Masiello/Getty Images)

Lunga intervista quella rilasciata a il quotidiano Il Foglio da parte del presidente della FIGC Gabriele Gravina. Il numero uno della Federcalcio ha parlato di riforme, ma anche di altri temi importanti, con un occhio rivolto all’Europeo del 2032 che si terrà in Italia e che vedrà la Federazione affiancata alla Turchia nell’organizzazione dell’evento.

«Sarà l’anno della riforma, il percorso è tracciato. Non parlo di quella dei campionati, che è una conseguenza, mi riferisco alle nuove regole del nostro “stare insieme”. La sostenibilità economica, il rapporto tra club, calciatori e allenatori, e la valorizzazione della filiera giovanile, sono questi i temi centrali su cui si gioca il futuro del calcio italiano. Ho diverse proposte da mettere sul tavolo, è giunto il momento che ogni componente faccia un passo indietro per farne cinque in avanti tutti insieme», ha spiegato.

Sull’abolizione del diritto di veto: «La clausola che obbliga l’intesa per l’attuazione delle riforme è una formula anacronistica, che impedisce qualsiasi reale confronto. Non dobbiamo avere paura del cambiamento e soprattutto non possiamo accettare che nel nostro sistema ci siano rendite di posizione in grado di bloccare qualsiasi discussione a priori. Ho convocato riunioni fino a marzo per arrivare a una soluzione condivisa, in caso contrario si andrà serenamente al voto e decideranno i delegati».

Gravina dice la sua anche sul Decreto Crescita, recentemente abolito per gli sportivi professionisti: «Su questa vicenda, la FIGC ha sempre ritenuto che il Decreto Crescita fosse lo strumento sbagliato per garantire agevolazioni economiche ai club professionistici, con il ministro Abodi stiamo condividendo tutti i dossier per lo sviluppo del calcio italiano con stima reciproca e grande collaborazione. I problemi più delicati però investono tutto il Governo e l’intero Parlamento, nel 2024 il calcio e la politica dovrebbero firmare un patto per consentire al nostro settore di esprimere al meglio tutte le sue potenzialità, nell’interesse del paese».

Sugli obiettivi per il 2024, Gravina spiega che «bisogna responsabilmente guadagnarsi la fiducia delle istituzioni, condividendo un processo virtuoso di risanamento dei conti e di riforma complessiva del sistema. Dal canto suo, la politica può riconoscere al calcio pari dignità con le altre industrie della cultura e dell’intrattenimento, prendendo le iniziative legislative utili a liberare le risorse che servono per dare un nuovo impulso: è tempo di ragionare sul tax credit per le società che valorizzano i giovani. E poi, visto che non ci sono soldi pubblici, si deve studiare una forma che garantisca finalmente un’accelerazione decisiva per la realizzazione di stadi di proprietà con investimenti privati».

Sul caso Superlega e sulla posizione della FIGC, «non ho contato adesioni sufficienti a far decollare il progetto, ma in sostanza la sentenza ha evidenziato quello che ho sempre sostenuto: ognuno è libero di fare ciò che vuole, quindi anche gli organismi internazionali e le federazioni nazionali sono libere di agire secondo regole proprie per tutelare le loro competizioni».

In chiusura, a proposito di EURO 2032, Gravina spiega che non c’erano soluzioni diverse da un’organizzazione congiunta con la Turchia: «Lo storico immobilismo italiano sul tema delle infrastrutture (per organizzare un Europeo da soli servono 10 stadi) rappresentava un ostacolo insormontabile, con questa formula, condivisa con la Federazione turca abbiamo guadagnato altri 3 anni per individuare almeno 5 stadi».