Nell’era dei social, il dibattito politico non si esaurisce mai, e il caso San Siro ne è l’ultimo esempio dove i duellanti, a distanza, sono il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, noto tifoso milanista, e il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che negli ultimi giorni è stato incalzato sulla questione Meazza anche dalla sua stessa maggioranza.
Nella giornata di ieri, da uno dei gazebo organizzati a Milano dalla Lega, Salvini ha attaccato Sala sul tema San Siro, che corre il rischio di veder scappare via Inter e Milan a partire dalla stagione 2028/29, quando l’attuale contratto di locazione scadrà. «Se lo stadio non c’è a Milano è per colpa del sindaco e di un’amministrazione comunale che hanno perso anni senza far nulla», ha dichiarato il vicepremier, che non ha poi risparmiato critiche al primo cittadino anche su altri temi, dall’Ambrogino d’Oro al tema sicurezza. Su questo tema si è espresso anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che è stato il candidato vincente della coalizione di centrodestra e che, nei giorni scorsi, è stato positivamente colpito dal progetto dell’Inter per lo stadio di Rozzano.
La risposta di Sala è arrivata nel pomeriggio di ieri tramite il proprio profilo ufficiale di Instagram. Il primo cittadino ha fatto un lungo post, condito con la sua foto, diviso per punti, ognuno dei quali era una risposta a ogni singolo tema affrontato da Salvini qualche ora prima. In merito alle critiche sulla gestione del caso San Siro, Sala ha scritto: «“Sullo stadio e’ tutta colpa del Sindaco”. Ma devo tirar fuori le sue dichiarazioni di questi anni, sempre contraddittorie? Dobbiamo parlare del vincolo che il vostro Governo ha posto e che certamente non aiuta? E comunque i conti si faranno alla fine». Il messaggio si conclude con «Ribadendo di essere sempre pronto al confronto per il bene di Milano, la saluto cordialmente».
Ma lo stadio è un tema caldissimo nel duello politico interno al Comune di Milano, e non solo. Nelle ultime ore, infatti, Sala ha visto la fuoriuscita dal gruppo “Beppe Sala sindaco” di Enrico Fedrighini. Lo storico rappresentante dell’ambientalismo riformista a Milano ha spiegato le proprie ragioni a Il Corriere della Sera-Milano. Uno dei temi toccati da Fedrighini è proprio lo stadio: «L’errore chiave è stato fatto all’inizio, accettando che le società potessero impostare il rapporto dicendo al Comune: “Su quel bene pubblico, di vostra proprietà, o fate come diciamo noi, o ce ne andiamo”. Bisognava invece fermarsi, sedersi a un tavolo e, pur con la massima apertura rispetto alle soluzioni, impostare l’intero dialogo su quale fosse l’ipotesi migliore per la città dal punto di vista economico, sociale e ambientale».
Una gestione della vicenda che è al centro della questione. Nel merito delle parole di Sala sul vincolo imposto dal Governo, è arrivata la risposta di Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia Milano che, dalle colonne de Il Giornale, risponde così al primo cittadino: «Accusare il Governo di avere responsabilità sulla questione stadio è totalmente falso. Lui ha chiesto un parere alla Soprintendenza con due anni di anticipo, ma ben consapevole che dopo 70 anni dall’edificazione di un manufatto il parere è previsto dalla Legge, non da Sala, Salvini o chicchessia».
«Quando le società abbandoneranno il Meazza – continua De Chirico – la responsabilità politica sarà di chi per tutti questi anni ha tergiversato per i più svariati motivi: dal tenere insieme una maggioranza divisa su tutto al non voler parlare del tema in campagna elettorale, dal cercare di accontentare i comitati del no al green washing, dalla sponda al romanticismo di chi vede il Meazza come un monumento, alla paura dei ricorsi di chi minaccia di denunciarlo per danno erariale. La responsabilità quindi ha solo un nome e un cognome, ovvero Beppe Sala. Il sindaco non cerchi oggi di nascondersi dietro a un dito».