Mondiale 2030: il governo spagnolo "aiuta" Real e Barça con i propri stadi

Nel 2026 la FIFA individuerà gli stadi per la rassegna iridata con i nuovi Bernabeu e Camp Nou che potrebbero essere finanziati in parte dai soldi statali.

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Il Santiago Bernabeu (Photo by Denis Doyle/Getty Images)

Nella giornata di ieri la FIFA ha ufficializzato che il Mondiale 2030 si svolgerà in Spagna, Portogallo e Marocco, con tre partite della prima fase che si svolgeranno in Uruguay, la partita inaugurale sarà giocata all’Estadio Centenario di Montevideo (per onorare i 100 anni dalla prima edizione), Argentina e Paraguay.

Svelato come il Mondiale 2030 si giocherà per la prima volta assoluta in tre continenti diversi, è già partita la corsa per vincere la selezione degli stadi che ospiteranno la rassegna iridata. Una decisione che non verrà presa prima del 2026. Ma, nonostante ciò, la macchina burocratica è già partita con la Spagna che aveva individuato ben 15 impianti fra i papabili, di cui quattro di questi, secondo le indiscrezioni, sarebbero stati già accantonati. A cambiare le carte in tavola, però, ecco l’aggiunta di tre impianti sudamericani che ospiteranno una gara ciascuna, con il Marocco che spera di ospitare la finale a Casablanca.

Come riporta il quotidiano spagnolo El Confidencial, il governo spagnolo e la federcalcio ispanica hanno già provveduto a un piano di interventi che si renderà necessario quando la FIFA definirà gli stadi in cui si svolgerà il Mondiale. Ovviamente tutte le amministrazioni locali spagnole sono alla caccia di una opportunità che garantisce un importante impatto economico, anche oltre alla durata della manifestazione, con i lavori di ammodernamento degli stadi che sarebbero garantiti in parte dai contributi statali.

In totale, l’investimento previsto per gli stadi spagnoli supera i 3 miliardi di euro, considerando i lavori portati avanti dai singoli club nel corso degli ultimi anni. Gli esempi più importanti sono il Santiago Bernabeu di Madrid e il Camp Nou di Barcellona. Il primo è il grande favorito per ospitare la finale della rassegna iridata.

Proprio questi due fanno parte della rosa ristretta dei 15 impianti individuati dalla federcalcio spagnola e ovviamente è un fattore che fa sorridere, e non poco, i due più grandi del paese. Infatti, come detto, ogni eventuale miglioria, a due impianti che dovranno essere all’avanguardia, come da progetto, quando saranno ultimati, sarà sostenuta dalle casse dello stato. Come logica conseguenza, un intervento statale porterebbe i due club a risparmiare sull’investimento programmato che per il Real è indicato molto vicino al miliardo di euro, mentre per i blaugrana è quantificato in 900 milioni.

Per la sola organizzazione del Mondiale, infine, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez aveva stimato una spesa di circa 1,5 miliardi di euro, che però potrebbe essere superiore se si considera che nell’equazione fatta da Sanchez mancava il Marocco. Per le infrastrutture sportive la spesa potrebbe toccare i 750 milioni, a cui si aggiungerebbero circa 683,2 milioni di spese organizzative. Ed eccoci a un passo dal miliardo e mezzo messo in conto dalla Spagna. Cifra ben lontana dagli oltre 200 miliardi spesi dal Qatar e dai 15 miliardi del Brasile per l’edizione 2014.

Per quanto riguarda il ritorno economico, le previsioni del governo spagnolo sono che i Mondiali del 2030 avranno un impatto di 5,12 miliardi di euro sul PIL del paese, mentre per quanto riguarda il Portogallo sarà di 1 miliardo. Si prevede che creerà più di 82.513 posti di lavoro a tempo pieno in Spagna 26.000 in Portogallo.