San Siro, l’ordine degli architetti: «Il vincolo cancella il futuro del quartiere»

Il presidente Federico Aldini ha aggiunto: «Mi spaventa che ci sia chi parli del risparmio di CO2, senza capire che è stato creato un mostro. Come se costruire altri due stadi al di fuori di un’area condivisa e da sempre codificata come Cittadella dello sport milanese, dove era appena arrivato anche il metrò, avesse minori effetti ambientali»

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(Foto: Marco Luzzani/Getty Images)

Sulla decisione del vincolo sul secondo anello di San Siro, che nel 2025 compierà 70 anni dalla sua costruzione, non è ancora ufficiale e, molto probabilmente, verrà presa a ridosso di quella data. Ma la nota del Comune ha anticipato i tempi e ora da Palazzo Marino si aspettano una mossa ufficiale da parte di Inter e Milan. Sicuramente la questione del vincolo non ha fatto festeggiare quasi nessuno.

«È come quando si giocava a pallone in cortile e poi arrivava qualcuno a bucare il pallone. E adesso che cosa ne facciamo di tutti i progetti sull’area di San Siro?». Questo il commento di Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli architetti milanesi all’edizione odierna de Il Corriere della Sera-Milano. «Non doveva succedere – insiste Aldini -. Bisognava arrivare più preparati al Dibattito pubblico: la precedente Sovrintendenza poteva dare un parere prima e il Comune doveva sollecitarlo, prevedendo già soluzioni alternative. Invece sembra che il Dibattito sia stato inutile e che i progetti del cosiddetto Mosaico San Siro, sulla ricucitura di un quartiere diviso, degradato e pieno di contraddizioni non abbiano avuto alcun peso sulla decisione».

Il tema non è soltanto la demolizione, secondo Aldini, ma la possibilità di immaginare un futuro: «Mi spaventa che ci sia chi parli del risparmio di CO2, senza capire che è stato creato un mostro. Come se costruire altri due stadi al di fuori di un’area condivisa e da sempre codificata come Cittadella dello sport milanese, dove era appena arrivato anche il metrò, avesse minori effetti ambientali. Quali funzioni ospiterà lo stadio? I concerti sono contestati dai residenti, la struttura ha problemi di stabilità e parti inagibili con costi di 10 milioni l’anno insostenibili per il Comune. E c’è anche chi gioisce».

Con i primi due anelli vincolati entra in gioco l’ipotesi di un bando per la riqualificazione senza terzo anello: «Ma chi può finanziare un’operazione di tale portata? Capisco il valore sentimentale del Meazza, ma se stessimo parlando dell’ospedale di Niguarda, si sarebbe agito allo stesso modo? Esistono esigenze del futuro, certi sacrifici vanno fatti. I club hanno spiegato perché per loro il restauro era un’opzione non percorribile. Semmai si poteva provare a fare maggiore pressione con progetti più strutturati di quelli presentati, ma va detto che esistono stadi di maggior rilievo architettonico. La Sovrintendenza poteva valutare meglio, considerando anche l’equilibrio di danni e benefici all’intero sistema città: il destino dello stadio, di fronte a un quartiere, passa in secondo piano».