De Siervo: «Asta diritti tv difficile, ma siamo vicini all’obiettivo»

A margine della presentazione della nuova Radio Tv della Lega Serie A, in collaborazione con RDS, l’ad ha voluto aggiornare la situazione relativa alle offerte, valide fino al 15 ottobre, dei tre broadcaster in gara: DAZN, Sky e Mediaset.

De Siervo
Luigi De Siervo (Andrea Staccioli / Insidefoto)

Nella serata di mercoledì si è svolta la presentazione della nuova Radio Tv della Lega Calcio Serie A (di cui anche Calcio e Finanza fa parte) con la collaborazione di RDS e relativa programmazione da lunedì a domenica a partire dal prossimo 19 agosto. Presente alla conferenza stampa anche l’amministratore delegato di A, Luigi De Siervo.

Il grande tema riguarda sempre i diritti tv del prossimo ciclo del massimo campionato italiano con le tre emittenti interessate (DAZN, Sky e Mediaset) che ancora non hanno formulato offerte ritenute soddisfacenti dall’assemblea dei club di Serie A. «L’assemblea ha deciso di proseguire in questa fase nel tentativo di migliorare le offerte, che nelle ultime sei settimane sono comunque cresciute molto – ha raccontato a margine della presentazione della Radio Tv l’ad De Siervo -. È una fase complessa, in cui non è semplice, perché gli interlocutori hanno ambizioni diverse e nella negoziazione non è la condizione ideale. Noi abbiamo ben chiaro il valore che riusciamo a esprimere sul campo».

Sull’obiettivo di raggiungere 950 milioni di euro a stagione: «Troppo ottimista? La tecnica del bando presuppone un prezzo massimo complessivo, lo stesso degli ultimi otto anni, come riferimento di aspirazione. Ma è sempre stato così. L’obiettivo è sempre quello di fare meglio della volta scorsa. Non siamo tanto lontani, ogni singolo euro è importante. Vogliamo fare tutti la nostra parte, ringrazio i broadcaster con cui siamo in trattativa, che si sta rivelando molto dura. Serve un passaggio ulteriore, restiamo ottimisti ma non abbiamo timore di nulla. Manca oltre un anno dall’inizio del campionato di cui sono oggetto di distribuzione questi diritti».

Sulla radio: «È un progetto importante, che sarebbe partito a prescindere, per cui se non si dovesse trovare un punto di sintesi sulla vendita dei diritti saremo pronti a fare il nostro canale. Non solo a produrlo ma anche a distribuirlo. L’interesse che continuiamo a ricevere dai principali Fondi di investimento al mondo è la spinta necessaria per poi andare a scegliere nel caso il partner finanziario che può aiutarci in quel tipo di progetto».

«Sapevamo che poteva essere un’asta più difficile del passato e lo abbiamo detto in tempi non sospetti – ha commentato De Siervo -. È la più difficile perché la competizione tra le emittenti in questo momento in Italia è latente, i soggetti che sono sul mercato hanno ambizioni diverse e questo non è mai il processo ideale per massimizzare il risultato. Scontiamo le difficoltà globali delle OTT, non solo in Italia ma in tutto il mondo, dopo la fase successiva alla pandemia ora c’è stato un ridimensionamento. Non c’è un player di pay tv alternativo, sapete cosa è successo a Mediaset che ha abdicato da quel tipo di confronto. Sky ha fatto scelte diverse, già due anni fa con il cambio di proprietà e sta cambiando come struttura, dobbiamo anche noi riuscire a cogliere il momento».

Alle difficoltà contribuisce anche il sistema normativo: «Abbiamo il sistema di norme più penalizzante in Europa, il contesto non aiuta, siamo riusciti a migliorare le regole e dovremo farlo ancora per il futuro. Sky è da considerare ancora presente o no? Assolutamente sì, poi dipende da Sky come dipende da ciascuno dei soggetti interessati. Nel momento in cui dimostrano concretamente il loro interesse per la Serie A noi ci siamo e ci saremo sempre».

Un’ultima battuta sull’Arabia Saudita: «La vedo come una opportunità. Escono calciatori dal sistema europeo con stipendi non più sostenibili e aiuta il ricambio complessivo. Se uno analizza in termini globali il numero di calciatori che vanno in questi campionati sono numeri ridotti. È chiaro che questo cambia un po’ l’assetto generale».