Paradosso San Siro: Inter e Milan non lo vogliono, CONI e FIGC lo propongono per Olimpiadi e Champions

I club milanesi cercano alternative, mentre CONI e FIGC puntano ad ospitare al Meazza Giochi Olimpici e finale di Champions League.

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San Siro (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Mentre Inter e Milan sembrano snobbare sempre più San Siro per l’incapacità di generare redditi, come una sorta di paradosso dopo il CONI oggi anche la FIGC è pronta a sfruttare l’immagine e la nomea di San Siro per i grandi eventi. Nella giornata odierna infatti è arrivata la conferma ufficiale da parte della UEFA della decisione della federcalcio di candidare lo stadio Meazza per ospitare la finale di Champions League nel 2026 o nel 2027. E, considerando che in lizza oltre allo stadio milanese c’è solo la Puskas Arena di Budapest, è sostanzialmente certo che l’ultimo atto della principale competizione continentale per club tornerà nella casa di nerazzurri e rossoneri per la quinta volta dopo le edizioni 1965, 1970, 2001 e 2016. Seguendo, così, di pochi mesi un altro grande evento che sarà la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, in programma a febbraio.

In sostanza, quindi, mentre le società milanese ritengono il Meazza inadatto per il proprio futuro, sia CONI che FIGC ne approfitteranno (con il beneplacito del Comune di Milano) per ospitare i grandi eventi. La FIGC dell’era Gravina ha puntato spesso su San Siro, facendo giocare l’Italia almeno una volta a Milano negli ultimi anni (la semifinale della Nations League 2021, Italia-Inghilterra di Nations League nel 2022 e la prossima Italia-Ucraina a settembre). E sul futuro incombe anche il tema degli Europei 2032: nel momento della candidatura per ospitare il torneo, la federcalcio inserì Milano come città tra le sedi indicate, senza specificare se San Siro o il nuovo eventuale impianto. Ma più si avvicina il momento della decisione, più probabilmente serviranno certezze anche in chiave UEFA.

L’organizzazione della finale di Champions League, infatti, si inserisce nel caos milanese legato al nuovo impianto. E la nuova data di un grande evento nel 2026 o nel 2027 va a incidere ulteriormente su uno stallo che dura ormai da tempo: secondo gli ultimi documenti del 2022, l’ipotesi era di iniziare i lavori il 1 gennaio 2024 “così da garantire per le Olimpiadi Invernali del 2026 l’apertura al traffico del sottopasso Patroclo, liberando le viabilità locali di superficie dal traffico di scorrimento”, ma per fare tutto ciò sarebbe servita “la conclusione del processo autorizzativo entro l’anno 2023”, cosa che appare al momento impossibile. E appare assai complicato poter organizzare un grande evento con, accanto, i lavori di costruzione di un nuovo stadio, in una situazione che dal punto di vista logistico renderebbe decisamente più difficile l’accessibilità all’impianto.

Certezze sul fronte San Siro quindi non ci sono, al momento, ma potrebbero arrivare a breve considerando che, nelle parole del sindaco Giuseppe Sala, entro fine luglio è attesa la decisione sul vincolo per il secondo anello. «Se San Siro dovesse essere vincolato salta il nostro progetto di costruire un nuovo stadio in quell’area», ha ammesso oggi il primo cittadino milanese. Non a caso, il Milan nelle ultime settimane ha accelerato sul fronte San Donato, mentre l’Inter continua a guardare all’area di Rozzano.

Va detto che le necessità sono diverse, tra Inter e Milan da un lato e l’accoppiata CONI-FIGC dall’altro: i club ritengono necessario dotarsi di un impianto più moderno e redditizio (in particolare dal punto di vista della corporate hospitality), mentre per CONI e FIGC la necessità più che economica è soprattutto quella di giocarsi una carta importante in termini di impatto visivo e spettacolarità dello stadio dove ospitare un grande evento. Ma resta sempre, sullo sfondo, l’ipotesi della cattedrale nel deserto: in fondo sia per le Olimpiadi che per la finale di Champions infatti serviranno costisi lavori di ristrutturazione dell’attuale impianto (stimati per i soli Giochi invernali in circa 10 milioni di euro). Il tutto per uno stadio che, nel caso in cui Inter e Milan decidessero davvero di costruire due impianti altrove, potrebbe di fatto lasciare il più classico dei cerini in mano al Comune, che si ritrovrebbe con un San Siro fresco di ritocchino per apparire più bello, ma senza sapere bene cosa farsene.