Cosa succederà a Mediaset con la scomparsa di Silvio Berlusconi? Tra le voci di un avvicinamento di Cairo e alcuni dubbi sulla forza per proseguire in autonomia, i figli dell’ex Premier hanno tutta l’intenzione di proseguire a testa alta nell’avventura imprenditoriale che il padre ha tracciato. Il punto di partenza è stato la divisione dell’eredità, e non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che Marina continuerà a sovrintendere sulla holding Fininvest e sulla Mondadori, mentre Pier Silvio continuerà a guidare Mediaset, da poco ribattezzata Mfe (MediaforEurope) con il trasferimento della sede in Olanda.
Mediaset piani futuro – Le mosse di Pier Silvio in carriera
Pier Silvio – ricorda Rebubblica-Affari&Finanza in un approfondimento – ha cominciato la carriera a Publitalia, poi ai palinsesti di Italia 1, quindi ha assunto la responsabilità dei programmi di tutte e tre le reti Mediaset. È diventato vicepresidente nel 2000 e dal 2015 è anche amministratore delegato. Nel 2007 compra Endemol, ma l’operazione vale 2,6 miliardi ed è condotta con un’eccessiva leva finanziaria. Così nel 2011 Mediaset è costretta a cederla agli hedge fund che avevano comprato il debito di Endemol.
Da lì in poi Mediaset non avrà più il focus sulla produzione di contenuti ma continuerà a essere una società di distribuzione televisiva e in questo ambito Pier Silvio decide sia giunto il momento di riprovare con la pay tv. Mediaset Premium lancia il guanto di sfida a Sky, con una politica aggressiva di acquisizione dei diritti sul calcio (focus sulla Champions League). Ma anche in questo caso la scommessa è azzardata e i Berlusconi cercano di riparare alle perdite attraverso un accordo con i francesi di Vivendi per un progetto di Netflix europea.
Siamo nell’aprile 2016 e la partnership con Vivendi morirà qualche mese dopo, quando Vincent Bolloré getta la maschera e comincia a scalare in Borsa Mediaset, il suo vero obbiettivo. La Mfe olandese si propone ora di diventare un polo di aggregazione per altre tv europee alla ricerca di sinergie. La crescita impetuosa delle OTT, a partire da Netflix, ma anche Amazon, Disney Plus, Apple, che conquistano ascoltatori a colpi di abbonamenti da 10 euro al mese, fa sembrare la tv generalista basata sulla pubblicità uno strumento fuori moda.
Ma la free to air resiste. L’idea di Pier Silvio non si basa su contenuti comuni, ma sulla tecnologia, sulle piattaforme di distribuzione della tv via Internet (Smart Tv), una modalità che permette di raccogliere i dati dei clienti e di profilarli per gli investitori pubblicitari. I costi di costruzione e manutenzione delle piattaforme sono molto alti e si possono condividere con altri gruppi europei.
Mediaset piani futuro – Germania e Francia dopo la Spagna
Il primo esperimento in tal senso riguarda la Spagna, Mfe ha fatto l’Opa su Telecinco, l’ha fusa con Mediaset e comincerà a lavorare su Infinity e Mitele, le due piattaforme Internet. Ma è evidente che il grosso obiettivo è la tedesca ProsiebenSat, di cui Mfe ha quasi il 30% e dove da pochi giorni è riuscita a inserire due rappresentanti nel Consiglio di sorveglianza. Il terzo obbiettivo sarebbe una tv francese: M6, terzo network d’Oltralpe, un anno fa è stata messa in vendita ma quando l’Antitrust ha fatto capire che la fusione con Tf1 non era possibile allora i tedeschi di Rtl l’hanno ritirata dal mercato.
Se quell’aggregazione fosse stata approvata allora Rtl avrebbe provato a comprare ProsiebenSat in Germania, in una sorta di sovranismo televisivo europeo francese e tedesco. Ma così non è stato e l’intervento dell’Antitrust ha in qualche modo dato fiato all’idea di Pier Silvio di una tv paneuropea basata sulla pubblicità. La pay tv è in crisi, Sky Italia e Sky Germania stanno soffrendo, le piattaforme come Hbo, Disney, Discovery dovranno consolidarsi visto che gli utenti non si possono più permettere tre o quattro abbonamenti a testa. Solo Netflix regge con un modello che non è più solo a pagamento e limitando la condivisione degli abbonamenti in famiglia. La vera sfida sarà cercare un nuovo modo per far crescere i ricavi.