Non solo Elliott-Milan, il modus operandi di Blue Skye: il caso Fortress

Il modus operandi della società – che ha attivato una serie di contenziosi nell’ambito della cessione del Milan – emerge anche dalla controversia con Fortress.

Blue Skye modus operandi

E’ di questi giorni la notizia che la Corea del Sud ha ricevuto l’ordine di pagare al fondo statunitense Elliott (fino allo scorso anno proprietario del Milan) la somma di oltre 100 milioni di dollari, in relazione alla risoluzione di una controversia derivante dalla fusione del 2015 di due affiliate di Samsung. La conclusione di questo procedimento, così come la causa che Elliott sta portando avanti contro il London Metal Exchange in relazione allo stop agli scambi di nichel dell’8 marzo 2022 mostrano la volontà dell’hedge fund di andare in fondo a qualsiasi caso in cui ritenga di aver subito un danno.

Secondo quanto appreso da Calcio e Finanza da fonti che hanno familiarità con la storia del fondo, la sentenza riflette una volta di più la determinazione con cui Elliott si è sempre battuto contro ciò che considera non rispondente al rispetto della legge, a prescindere dai tempi che ciò può comportare o dalla natura dell’avversario. Lo stesso si può dire per quanto riguarda i contenziosi portati avanti da Blue Skye in relazione alla cessione del Milan a RedBird Capital di Gerry Cardinale, per i quali Elliott è intenzionato a fare valere le proprie ragioni di fronte a una società che «vuole estrarre un valore a cui non ha diritto».

In tal senso, il modus operandi di Blue Skye a colpi di contenziosi non è una novità. Emblematica è in tal senso la storia del contenzioso tra Blue Skye – società costituita nel 2005 e della quale Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo sono attualmente managing partner, dopo essere stati nel board in quota D.B. Zwirn & Co. – e Fortress Investment Group. Storia che parte addirittura nel 2006, ma che si concentra prevalentemente negli anni tra il 2011 e il 2014.

La crisi di D.B. Zwirn & Co.

Nell’autunno del 2006 D.B. Zwirn & Co., l’hedge fund fondato da Daniel Zwirn cui faceva interamente capo Blue Skye dopo l’uscita della Sopaf del finanziere Giorgio Magnoni, si trova ad affrontare una pesante crisi legata ad alcune verifiche da parte della Securities and Exchange Commission (Sec) su presunte irregolarità contabili. Il clamore mediatico suscitato dall’indagine dell’authority sui mercati USA spaventa gli investitori che avevano dato fiducia (e capitali) al fondo di Zwirn.

Solo tra il settembre 2006 e il novembre 2007 D.B. Zwirn & Co, che solo pochi anni prima aveva masse in gestione per 12 miliardi di dollari, registra riscatti circa 1,4 miliardi. Zwirn, che nel 2011 sarà scagionato da ogni illecito e tornerà in campo fondando Arena Investor (in qualità di CEO si espose in un’intervista a Calcio e Finanza proprio contro i metodi utilizzati da Blue Skye nell’ambito della cessione del Milan da Elliott a RedBird), nel febbraio 2008 è costretto a liquidare il fondo. Ciò che resta del fondo D.B. Zwirn & Co., ovvero 2,5 miliardi di dollari in attività illiquide, tra cui la partecipazione in Blue Skye e negli asset sottostanti, viene trasferito a Fortress Investment Group.

Nel gennaio 2009, contestualmente al passaggio degli asset di D.B. Zwirn & Co. a Fortress, cambiano anche gli assetti societari di Blue Skye, con l’ingresso, accanto a Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo e alla stessa Fortress, del gruppo De Agostini attraverso Dea Capital e IDeA Alternative Investments. Gli accordi prevedono che Blue Skye (Lux) sarl, cui fa capo l’italiana Beta Skye, venga conferita in Blue Skye Special Opportunities Fund L.P., «nuovo fondo di investimento dedicato a distressed assets e special opportunities, con l’obiettivo di sviluppare le attività tramite raccolta di ulteriori capitali da altri investitori istituzionali internazionali».

Tutte le quote del fondo Blue Skye Special Opportunities Fund L.P. vengono contestualmente sottoscritte da una società di nuova costituzione con sede in Lussemburgo e denominata Stepstone Acquisition Sarl. All’indomani di queste operazioni, all’inizio del 2011, i soci di Blue Skye hanno iniziato ad apportare una serie di modifiche alla struttura della holding in relazione agli asset italiani con l’apparente obiettivo di spostare il controllo dalle mani di Fortress a quelle di entità controllate dai partner di Blue Skye e/o loro delegati.

Questo schema complesso è descritto negli atti processuali come una serie di dieci cambiamenti iniziata nel gennaio 2011 con la nomina di Francesco Padula nel consiglio di amministrazione di Stepstone, dando così il controllo ai partner di Blue Skye. Lo schema è culminato alla fine del 2011 con lo scioglimento del Blue Skye Fund seguito nel marzo 2012 dalla messa in bancarotta fraudolenta di Stepstone Acquisition (come concluso dal curatore fallimentare nominato dal tribunale lussemburghese).

La causa di Fortress a Blue Skye

Il 21 dicembre 2011, pochi mesi prima rispetto alla dichiarazione di fallimento di Stepstone Acquistion, Fortress decide di citare davanti a un tribunale inglese il fondo Blue Skye e i due fund manager Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo. Secondo il colosso USA i due gestori di Blue Skye, attraverso una serie di operazioni poco trasparenti avrebbero indebolito i diritti vantati da Fortress sugli asset italiani in portafoglio al fondo.

Anche la stessa Stepstone, tramite il curatore fallimentare Alain Rukavina, è della stessa opinione: gli atti compiuti da Cerchione e D’Avanzo avrebbero danneggiato il patrimonio di Stepstone Acquisition tanto da portarla al fallimento. Ma per quale ragione i rapporti tra Fortress e la coppia Cerchione-D’Avanzo si sono deteriorati fino ad arrivare in tribunale?

Secondo le carte processuali consultate da Calcio e Finanza, nel 2011 vi è stata una ristrutturazione degli investimenti che ha dato origine a tale contenzioso. Il Fondo Blue Skye (Blue Skye Special Opportunities Fund L.P.) è stato sciolto e il controllo delle attività sottostanti (le società italiane) trasferito a una nuova società, chiamata Blue Skye Management Sarl SCS, controllata da Cerchione e D’Avanzo attraverso Blue Skye Financial Holdings Sarl.

Secondo i due fund manager l’operazione societaria sarebbe stata aperta e legittima. Secondo Fortress, invece, controversa e illegale. I ricorrenti contestavano in particolar modo che i partner di Blue Skye non avessero fornito loro informazioni sufficienti per poter valutare compiutamente la situazione e il valore degli asset italiani, e hanno affermato di essere stati vittime di una complessa frode finanziaria in violazione di un contratto di prestito e di cessione di garanzie relativo a detti asset.

Nel corso degli anni a venire Blue Skye e Fortress sono arrivati alle vie legali anche in Italia. Il 21 gennaio 2013, le società Alfa Skye Srl, Beta Skye Srl, Lambda Skye Srl e Blue Skye Financial Holding Sarl hanno citato in giudizio Fortress e le società da questa utilizzate a monte di Stepstone Acquisition davanti al Tribunale di Milano.

Unicredit, di fronte alla complessa ragnatela societaria a monte delle tre società operative Alfa Skye Srl, Beta Skye Srl, Lambda Skye Srl, ha infatti chiesto una piena disclosure per conoscere chi siano i beneficiari finali (i titolari effettivi) dell’intera struttura di scatole, minacciando di bloccare i finanziamenti erogati alle controllate italiane di Blue Skye. Fotress, pur sottolineando davanti al giudice la strumentalità dell’iniziativa di Blue Skye in relazione al procedimento in corso con Cerchione e D’Avanzo davanti l’High Court of Justice, Qeeen’s Bench Division, commercial court, di Londra, ha fornito i chiarimenti richiesti.

Gli atti del Tribunale suggeriscono che il caso non è mai arrivato al processo completo che era stato fissato per maggio 2014 e quindi si può ragionevolmente presumere che sia stata raggiunta una transazione stragiudiziale. Dai documenti depositati in Lussemburgo, Regno Unito e Italia appare però evidente che almeno a partire dalla fine del 2014 il controllo di Alfa Skye Srl, Beta Skye Srl, Lambda Skye Srl sia passato a Fortress attraverso il veicolo lussemburghese Stepstone Financial Holdings (non la vecchia Stepstone Acquisition fallita).

Durante tutto questo periodo, il Tribunale ha emesso cinque sentenze comprendenti diverse risposte alle domande presentate dalle parti e un ricorso dei convenuti contro la loro domanda di sospensione dell’arbitrato (che è stata respinta). La maggior parte delle decisioni è stata contraria a Blue Skye e includevano varie dichiarazioni che mettevano in dubbio l’integrità, l’onestà e la buona fede dei suoi partner di Blue Skye. Questi documenti giudiziari e altri documenti pubblici mostrano una serie di azioni altamente dubbie ed evasive, come ad esempio le nomine di direttori per offuscare i cambiamenti nel controllo su entità chiave che controllano il fondo Blue Skye.

Inoltre, sono stati avviati procedimenti strategici in Lussemburgo – che rimandano ai contenziosi avviati nel caso della cessione del Milan a RedBird – come sforzo deliberato per far deragliare i procedimenti legali in corso nel Regno Unito. Il Tribunale inglese ha ritenuto che l’azione lussemburghese fosse basata su «motivi falsi e di fatto errati».

 

E ancora emergono sforzi per eludere gli obblighi di divulgazione nascondendosi dietro il legal privilege (una declinazione del segreto professionale che consiste nel riconoscimento della riservatezza delle comunicazioni tra avvocato e cliente) per limitare le informazioni che avrebbero chiarito le vere motivazioni di alcune modifiche apportate alla struttura di partecipazione del Blue Skye Fund.

Insomma, alla luce di tutto quanto sopra, è difficile sottrarsi alla conclusione che la causa con Fortress si stesse inesorabilmente avviando verso un esito sfavorevole per i convenuti. Da qui, con ogni probabilità, Blue Skye sarebbe giunta alla conclusione che l’opzione sensata fosse quella di un accordo stragiudiziale al fine di limitare ogni ulteriore danno alla propria reputazione.