Il fenomeno della pirateria in Italia, individuato dall’amministratore delegato della Serie A Luigi De Siervo come uno dei principali problemi del calcio italiano e internazionale, non accenna a diminuire, anzi continua la sua crescita, anche se con numeri inferiori rispetto al passato grazie alle recenti azioni dello Stato e delle autorità competenti.
Come riporta l’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, i contenuti più piratati restano i film, ma negli ultimi anni l’accesso illegale a eventi sportivi in diretta è continuato a crescere in maniera significativa. Nell’ultimo anno si è registrato un +26% di atti di pirateria legati alla fruizione illegale di eventi sportivi in diretta. Un dato che segna una crescita minore rispetto a quelli precedenti, ma che testimonia come il fenomeno sia tutt’altro che debellato.
L’indagine sulla pirateria audiovisiva in Italia, condotta da Fapav e Ipsos, sarà presentata oggi a Roma e fornirà dati ancora più ampi e significativi. Nel 2022 ci sono stati 30 milioni di atti di pirateria, riconosciuti, in più rispetto al 2021: ben 345 milioni di visioni illecite (+9%). È poco meno della metà della popolazione adulta (42%) a essere coinvolta in questa dinamica illegale che riguarda non solo il calcio, ma in generale tutto lo sport in diretta.
Spostando il focus su altri contenuti piratati, i programmi Tv hanno visto un +20% (a quota 78 milioni), con serie Tv e fiction a +15% (salendo a quota 105 milioni). Lo sport però ha una particolarità: è l’unico ambito con trend in incremento negli ultimi anni visto che dal 2016 per i film gli atti illeciti (120 milioni) sono risultati in calo (-68%), come per i programmi Tv (-14%) e serie Tv-fiction (-33%). Per lo sport live, invece, i 41 milioni di atti di pirateria stimati nel 2022 sono il 178% in più rispetto al 2017.
La pirateria che continua a ingurgitare ricavi mette in pericolo le revenues attese da chi investe sui diritti dei contenuti i quali, a loro volta, in un circolo vizioso finiscono per mettere sul tavolo minori investimenti con il valore dei contenuti stessi che si abbassa, portando meno ricavi e costringendo le varie parti in gioco a rivedere le loro spese per programmi meno costosi, e di solito meno qualitativi, che attraggono meno pubblico e quindi meno facili da far rendere in termini economici. Insomma una spirale negativa che mette a serio rischio l’industria stessa.
I dati Ipsos evidenziano che tra le modalità di fruizione dei contenuti illegali, la pirateria digitale si conferma la principale con il 39% di incidenza. Segue a lunga distanza la pirateria indiretta (cioè il prestito di copie fisiche o digitali piratate o la visione da amici) che si assesta attorno al 12%. Infine la pirateria fisica (9%). Forse, la cosa che preoccupa di più gli esperti è che la percezione di gravità, alla fine, riguarda poco meno della metà dei pirati (48%).
«Il fenomeno della pirateria nel nostro Paese – sottolinea Federico Bagnoli Rossi, presidente Fapav – è in continua evoluzione, sfruttando lo sviluppo tecnologico anche a fini illeciti. Anche i numeri di quest’anno, ci stimolano, come Fapav a confermare il nostro impegno nel sostenere le industrie dei contenuti audiovisivi e multimediali e nel lavorare con le Istituzioni, già molto sensibili al tema, per la definizione ed applicazione di nuovi strumenti preventivi di efficace contrasto alla pirateria».
Grandi speranze sono ora riposte del disegno di legge contro la pirateria che lo scorso marzo la Camera ha approvato all’unanimità. La proposta, ora in discussione al Senato, conferisce nuovi poteri all’Agcom con oscuramento in massimo 30 minuti del sito che trasmette illegalmente il contenuto. È previsto, poi, l’aumento delle sanzioni sia per chi mette illegalmente a disposizione contenuti protetti da copyright, sia per gli utenti finali che rischiano multe fino a 5mila euro e fino a tre anni di carcere.
Alcuni emendamenti a firma del presidente della Lazio, e senatore di Forza Italia, Claudio Lotito, che puntano a rendere più stringenti le norme e a un’interpretazione ridotta al minimo della norma stessa, porteranno il decreto a una terza lettura alla Camera prima di procedere con l’iter per l’approvazione finale.