Sabato 10 giugno, dalle 21:00 ore italiane, l’Inter scenderà sul campo dell’Ataturk Olympic Stadium di Istanbul contro il Manchester City per il round finale della Uefa Champions League 22/23. Questo è l’elemento fattuale che conoscono tutti, amanti del calcio e non, sostenitori o detrattori dei due club, in Europa e, non illecito affermare, in buona parte del mondo.
Un altro elemento evidente è che la squadra guidata da Pep Guardiola potesse ambire alle battute finali del più importante trofeo europeo sin dall’inizio della competizione; meno evidente, sempre a inizio manifestazione, era che gli uomini di Simone Inzaghi arrivassero in fondo, partendo dal girone di ferro che hanno dovuto affrontare, sino alle sfide a eliminazione diretta: solo per questo l’Inter merita un plauso, per essere tornata in finale dal 2010 e per aver riportato una squadra italiana all’ultimo capitolo della competizione dal 2017.
Il verdetto finale, al netto dei pronostici, del valore economico dei player, della capacità dei due allenatori, saranno i 90 o più minuti di sabato sera a decretarlo; inoltre, parafrasando il maestro Vujadin Boskov, “partita finisce quando arbitro fischia” quindi, tutto è possibile e non resta che augurarsi una sfida degna del trofeo in palio.
Finale UCL speranze Inter oltre il risultato: il ritorno economico
Ma a prescindere dal risultato sul tabellone quando l’arbitro fischierà, il percorso dell’Inter è già stato al di sopra delle aspettative e non solo in termini sportivi.
La cavalcata dei nerazzurri ha già avuto un ritorno economico importante, con premi UEFA nell’ordine di 100mln di euro ai quali si aggiungono anche i 7mln di euro ottenuti grazie al percorso vincente in Coppa Italia e il record di incassi da stadio stagionali che ha permesso all’Inter di vincere lo “scudetto delle presenze”.
Risultati importanti anche perché a differenza di altri club, la situazione economica dell’Inter non è di certo fulgida quanto il suo cammino sportivo. La società ha infatti una esposizione debitoria di circa 800mln di euro, una posizione finanziaria netta in negativo per 300mln di euro sulla quale gravano interessi a loro volta milionari.
Se ci si aggiunge il costo della rosa, il secondo più caro della massima serie nazionale, e la “beffa”, per usare un eufemismo, dei mancati incassi da inizio stagione dello sponsor Digitalbits, è ben più facile definire il lavoro degli uomini di Inzaghi – e la sua traduzione in ritorni economici per il club – più che soddisfacente.
Va da sé che ritornando a disputare una finale di UCL a 13 anni di distanza, con un’esposizione mediatica globale e potenzialmente esponenziale rispetto al 2010 (si pensi all’uso dei social attuale rispetto a quello di oltre un decennio fa) non può che essere un’ulteriore toccasana per l’Inter in termini di visibilità e lustro per potenziali nuovi sponsor e investitori.
Nell’appuntamento di questa settimana con il Football Affairs il Direttore, Luciano Mondellini, ragiona sulla finale dietro la finale e del valore implicito ed esplicito che questa possa avere sui conti dell’Inter.