La Serie A 22/23 ha visto il suo epilogo con la 38ª giornata che si è disputata fra venerdì e domenica. Ma i vertici del calcio italiano sono già proiettati alle prossime stagioni con la questione dei diritti tv, che possono essere acquistati per un massimo di 5 anni dalle varie emittenti, che sta per entrare nel vivo.
Il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini ha affrontato la questione a “Radio Anch’io” su Rai Radio 1. «Dal punto di vista sportivo è stato un campionato molto bello, il Napoli è la quarta squadra diversa ad aver vinto lo scudetto in quattro anni, ma anche la quarta in oltre 20 anni: un risultato molto importante per aumentare la competitività del campionato – ha dichiarato Casini –. Poi abbiamo introdotto lo spareggio sparito negli ultimi anni e neanche a farlo apposta abbiamo lo spareggio salvezza tra Spezia e Verona, mancava dalla stagione 2004-05. E poi mi piace ricordare i risultati in Europa. La Roma è stata sfortunata con i calci di rigore, però abbiamo raggiunto tre finali europee, non succedeva dal 1990».
Sui prossimi diritti tv: «Il tema del bando dei diritti è in corso, il termine per presentare le offerte è il 14 giugno. Poi la prossima settimana inizierà questo percorso che prevede diversi passaggi tra cui anche la trattativa privata con chi ha presentato le offerte. Adesso c’è attesa. I risultati sportivi in Europa di certo aiutano. La partita in chiaro è tra i pacchetti, come c’è l’opzione del canale o di avere un operatore che prenda delle giornate sul modello Boxing day in Premier. Ci sono tante opzioni per far sì che il mercato risponda positivamente a tutte queste proposte».
Sulle tante partite in calendario: «Il numero di partite è altissimo, la Fiorentina è la squadra che giocherà più partite quest’anno, in tutto 60 gare. L’Inter credo arrivi a 57, lo stesso numero di City e Real Madrid. Il problema è che se i campionati nazionali riducono le partite, poi non è che diminuisce il numero complessivo di queste. Per questo bisogna coordinarsi, non è un problema che può essere affrontato come singolo paese. Ricordiamo anche che sia Premier League che Liga sono a 20 squadre. Quello che le squadre hanno per ora ritenuto è di mantenere questo format per una serie di ragioni. Innanzitutto un tema economico: più squadre assicurano maggiori introiti complessivi. La seconda ragione ha carattere storico, geografico: salirà una tra Bari e Cagliari, due piazze importanti, è risalito il Genoa, un’altra piazza storica. Con un campionato a 20 è più probabile trovare una rappresentatività. E poi c’è una posizione delle leghe nel guardare cosa succede a livello internazionale. Il punto qui è chi fa il primo passo».
In chiusura, una battuta sui debiti nel mondo del calcio: «È un problema che riguarda molte società, ma abbiamo anche delle realtà virtuose, ad esempio il Napoli. Un tema su cui la UEFA ha mostrato interesse è l’introduzione di un salary cap ancora di più pervasivo di quello sviluppato ora. Per ora la UEFA ha indicato un tetto massimo di spesa per tutti gli stipendi, una spesa complessiva che deve fermarsi al 70% del bilancio. Si sta studiando un salary cap che indica sullo stipendio del singolo calciatore, su modello americano. Potrebbe portare a una ulteriore diminuzione dei debiti».