In attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge Lavoro, approvato dal Consiglio dei ministri il 1° maggio, per fare i conti esatti di quanto aumenterà la busta paga con il nuovo taglio del cuneo, ieri il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha illustrato nelle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato le linee guida del disegno di legge delega per la riforma del fisco, annunciando che tra le ipotesi allo studio c’è che nel 2024 potrebbe arrivare un taglio delle tasse sulle tredicesime.
La tassazione scontata delle tredicesime «è una cosa che già c’è nella delega che dobbiamo sperimentare e vedere come costruirla». Secondo il viceministro questo consentirebbe di «mettere più soldi in tasca agli italiani nell’ultimo mese dell’anno, dove dovranno sostenere spese per le festività natalizie, per i regali ai figli e via dicendo. Ma è tutto da valutare in base alle risorse» disponibili per il 2024, le sue parole riportate da Il Corriere della Sera.
Risorse che non sono molte, considerando anche la conferma del taglio del cuneo sulle retribuzioni fino a 35mila euro lordi che, dopo l’aumento deciso col decreto Lavoro, richiederebbe 10-12 miliardi. Leo ha spiegato che ritiene «verosimile» che il taglio possa arrivare a «80-100 euro». Ieri sera dalla stessa Ragioneria sono trapelate stime che, per le diverse fasce di reddito, oscillano tra i 50 e i 130 euro in più al mese.
Quindi più di quanto detto da Leo e di quanto stimato dagli esperti nei giorni scorsi. Secondo le valutazioni di questi ultimi, una retribuzione di 10mila euro lordi (circa 780 euro netti) sta già beneficiando per il 2023 di un taglio di tre punti dei contributi previdenziali trattenuti in busta paga, con un aumento della paga netta di poco più di 19 euro al mese, cui ora si sommerebbero altri 25 euro circa, dovuti al nuovo taglio di quattro punti. Così da maggio il netto salirebbe complessivamente di quasi 45 euro.
Di conseguenza, la proporzione sugli aumenti in busta paga secondo gli esperti sarebbe la seguente:
- 67 euro (rispetto ai 38,5 euro goduti finora) per le retribuzioni lorde di 15mila euro;
- 77 euro (rispetto ai 44) per quelle di 20mila euro;
- 96 euro (rispetto ai 55) per chi prende 25mila euro;
- 90,5 euro (rispetto ai 60) per chi prende 27.500 euro;
- 91,5 euro per chi prende 32.500 euro;
- 98,5 euro per chi prende 35mila euro.
Gli aumenti maggiori in cifra assoluta riguarderanno quindi le retribuzioni alte, ma ad essere premiate di più, in proporzione, saranno quelle più basse. Completa la manovra l’aumento del tetto ai cosiddetti fringe benefit, ovvero i premi aziendali esentasse, anche quelli sotto forma di pagamento delle bollette. Il tetto sale, per quest’anno, da 268 euro a 3mila euro, ma solo per i lavoratori con figli a carico.