Da Tronchetti Provera a Ruffini, i figli ai vertici delle famiglie industriali

C’è una nuova leva di giovani imprenditori che muove i primi passi ai vertici delle aziende di famiglia in vista del passaggio generazionale. Molti rappresentano la seconda generazione e –…

Golden power Pirelli
(Foto: MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

C’è una nuova leva di giovani imprenditori che muove i primi passi ai vertici delle aziende di famiglia in vista del passaggio generazionale. Molti rappresentano la seconda generazione e – scrive La Repubblica nella sua edizione odierna – sono i figli dei fondatori di gruppi come Cucinelli, Geox, Piaggio, Prada, Technogym e molti altri.

A cominciare da Patrizio Bertelli – marito di Miuccia Prada – che ha appena chiamato Andrea Guerra a gestire il passaggio delle redini a Lorenzo Bertelli. Nella Moncler di Remo Ruffini il figlio Romeo si sta facendo le ossa in Stone Island, mentre il primogenito Pietro, che in passato aveva partecipato al CdA di Moncler, è a capo della holding di famiglia.

Per fare un altro esempio, Enrico Moretti Polegato (figlio del fondatore di Geox) ha mosso i primi passi nell’azienda del padre, ma poi ha preso in mano Diadora, rilanciandola tanto che ormai il gruppo vende più sneaker nella patria di Nike che in Europa.

In casa Boroli Drago, prima di passare le deleghe operative in mano a Enrico e Nicola Drago, i figli di Marco Drago hanno maturato esperienze all’esterno del gruppo, ricevuto un’istruzione adeguata e camminato con le proprie gambe. Roberto Colaninno ha fatto fare una lunga palestra al figlio Michele in Immsi di cui è AD e Dg, prima di nominarlo a capo dell’innovazione e del marketing di Piaggio.

Carolina Cucinelli, Erika Alessandri ed Edoardo Zegna, si stanno occupando del marketing delle rispettive aziende di famiglia, mentre fratelli e sorelle ovvero Camilla Cucinelli, Edoardo Alessandri e Angelo Zegna, ricoprono altri incarichi nei rispettivi gruppi. Giovanni Tronchetti Provera, dopo una lunga palestra in Pirelli, siede in consiglio di amministrazione accanto al padre Marco, ma al timone è stato scelto Giorgio Bruno. Ma nel complesso, gli imprenditori italiani raramente riescono ad abbandonare l’impresa che hanno fondato, anche perché diventa un po’ una seconda famiglia a cui è difficile dire addio.