La partita contro il Milan persa per 4-0 rischia di lasciare pesanti strascichi, non tanto all’interno del gruppo squadra Napoli, ma nel rapporto fra i tifosi e il presidente dei partenopei Aurelio De Laurentiis. In occasione della sfida contro i rossoneri, i sostenitori degli azzurri hanno protestato non cantando per tutta la partita se non qualche coro contro il numero uno del club, e proprio quello che è successo nelle due curve è ora nel mirino della Procura.
Secondo quanto riporta l’edizione odierna de Il Mattino, i magistrati del pool reati da stadio stanno ora osservando con estrema attenzione tutta la giornata di domenica vissuta dai tifosi, dalla protesta pacifica in zona piazzale Tecchio qualche ora prima del fischio di inizio della partita, ai fatti accaduti nelle due curve durante i 90 minuti, con molta attenzione agli scontri tra due gruppi storici presenti in Curva B. Senza dimenticare i cori contro il presidente De Laurentiis.
L’indagine è condotta dai pm Battiloro, Castaldo, De Falco, De Simone, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato e si concentra su due punti: violenza privata ed estorsione (quest’ultima che sarebbe avvenuta ai danni di chi non ha potuto assistere a qualche momento della partita essendo costretto a girarsi spalle al campo in segno di protesta o a lasciare il proprio posto), ma anche nei confronti della stessa società azzurra, ora più che mai alle prese con frange di hooligans che governano le curve.
Su quest’ultimo punto si stanno concentrando, al momento, le energie degli investigatori, visto che da una parte il club ha imposto il divieto ai propri tifosi di portare all’interno dello stadio bandiere e fumogeni non autorizzati, dall’altra c’è la decisione di organizzare un evento ufficiale in vista della sempre più probabile vittoria dello Scudetto. Ma la società partenopea non vuole scendere a compromessi con nessuno e quindi va dritta per la sua strada.
Questo clima di muro contro muro dovrebbe continuare anche in vista delle prossime partite con riferimento speciale al ritorno dei quarti di finale di Champions League, ancora contro il Milan, che si giocherà martedì 18 aprile. Proprio per questo, i magistrati stanno passando al setaccio le immagini raccolte in questi giorni dentro e fuori lo stadio di Fuorigrotta, ma anche i comunicati e le interviste riprodotte da siti dedicati e canali social.
Sono una quindicina i capi ultrà finiti nel mirino della Digos, come presunti responsabili della rappresaglia che si è consumata domenica, ma che è nell’aria già da qualche settimana, come testimonia la tensione al Maradona in occasione della sfida contro la Lazio. A scatenare la protesta dei gruppi organizzati di tifosi, secondo le ricostruzioni effettuate in questi giorni, c’è la volontà del Comune, supportata in pieno dalla società, di svolgere una festa Scudetto fra la basilica di San Francesco da Paola e Palazzo Reale a numero chiuso chiudendo di fatto la piazza, cosa mai accettata dai tifosi che non vogliono dover prenotare un posto per un’occasione che tutta la città vuole festeggiare dopo aver atteso per oltre 30 anni. Da non dimenticare che la questione, più semplicemente, porta anche al controllo di porzioni della stessa curva all’interno dello stadio.