Christillin: «Calcio? Mi occupo di finanza, mai sentito pregiudizi»

Evelina Christillin, membro del consiglio della FIFA presieduto da Gianni Infantino, come rappresentate della UEFA, ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera. La donna – di dichiarata…

Cinque italiane in Champions
Evelina Christillin (foto Antonello Sammarco/Image Sport/Insidefoto)
Evelina Christillin, membro del consiglio della FIFA presieduto da Gianni Infantino, come rappresentate della UEFA, ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera. La donna – di dichiarata fede juventina – è arrivata a presiedere anche il Museo Egizio di Torino. Ruoli che hanno portato la dirigente italiana in diverse parti d’Europa in pochissimo tempo.

Io posso stare un giorno a Napoli per un Cda del Teatro Stabile, il successivo a Ginevra per un Comitato Uefa, poi andare a Milano, tornare a Torino – ha raccontato Christillin a Il Corriere della Sera -. Ho avuto una vocazione tardiva e ho da spendere tutte le energie non sprecate da ragazza: a 40 anni, ero ancora una professoressa di Storia all’Università, stavo chiusa negli archivi della biblioteca».

Sulla sua infanzia e l’amicizia con la famiglia Agnelli: «I miei genitori erano piccoli durante la guerra, avevano sofferto, poi, papà diventò un grande pilota di Mille Miglia, lui e mia madre avevano molta voglia di vivere: non consideravano lo studio proprio un dovere. Io, però, ero totalmente secchiona, cosa che infastidiva quei due simpatici gaudenti. Mi dicevano “non studiare, divertiti” e mi promettevano soldi se avessi preso brutti voti. Ma io quei soldi non li ho mai vinti. Eravamo una famiglia alto borghese degli anni ’60 con le tate francesi. Gli Agnelli? L’avvocato Gianni Agnelli veniva con noi a Sestriere: si divertiva a vedermi sciare quando già da piccola facevo agonismo. Poi, da ragazza, sono andata a vivere in collina e ci ho ritrovato Gianni e Marella, che mi hanno quasi adottata. Sono grata agli Agnelli, ho affetto per loro, molto per Lapo. A Marella devo i tre quarti delle cose che so. Mi prese in gran simpatia, la accompagnavo ovunque: al Chelsea Flower a Londra, in Olanda a vedere i tulipani».

Nel giugno del 1999 Evelina Christillin ha guidato il comitato olimpico che ha portato alla vittoria di Torino come città ospitante delle Olimpiadi invernali del 2006: «Nessuno pensava che potessi vincere. La Rai non mandò nessuno. Tutti gli obiettivi e gli occhi dei giornalisti erano sugli svizzeri e, quando invece vinse Torino, vidi una marea umana voltarsi verso di noi».

Prima però l’incontro con Luca Montezemolo: «Mi aveva chiamato appena arrivato alle relazioni esterne FIAT. Io avevo appena chiuso la carriera agonistica da sciatrice, andai per uno stage e ci sono rimasta per sette anni. Lì incontrai mio marito, mi sposai, ebbi mia figlia, andai via nell’86, quando mi ammalai: feci due anni fra casa e l’ospedale delle Molinette. Ma in ospedale, suor Giuliana, conosciuta facendo volontariato, mi chiese “se avessi 18 anni e tutta la vita davanti cosa vorresti fare?»

La conversazione si sposta poi sul ruolo di Christillin nel mondo del calcio: «Non ho sentito pregiudizi, anche perché mi occupo di aspetti finanziari, non di fuorigioco, sebbene sia sempre stata tifosa». Il marito di Christillin è stato presidente di Mediobanca e ha avuto ruoli che storicamente corrispondevano a mogli che stavano “un passo indietro”. «Noi siamo stati una ditta seria: ci siamo sostenuti a vicenda e siamo ancora qui a raccontarcelo, nonostante ovvi alti e bassi. Non essere stata la moglie di una volta è stato semmai un collante. Con qualche episodio divertente, come quando mi presentai a Mediobanca vestita da sci e il commesso mi disse “signora non salga vestita così, dico io a suo marito di scendere”»