Orcel stipendio Unicredit – Arriva al traguardo il cantiere relativo alla revisione della remunerazione del CEO di Unicredit Andrea Orcel. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, dopo mesi di analisi e riflessioni, la banca sta infatti per concludere l’iter di verifica interno. La cifra definitiva sarà decisa nei prossimi giorni, ma si starebbe ragionando su una remunerazione che implica un incremento compreso tra il 20 e il 40% rispetto ad ora.
La paga annua di Orcel passerebbe infatti dagli attuali 7,5 milioni di euro a una cifra compresa tra i 9 e i 10,5 milioni. Il valore finale sarà cristallizzato a fine mese, visto che in questo momento sono in corso i sondaggi tra gli investitori per testare il favore (o meno) alla proposta di revisione. Poi la palla passerà al comitato remunerazione e infine al CdA che, attorno a fine mese delibererà sulla proposta finale da proporre all’assise del 31 marzo.
Orcel stipendio Unicredit – La nuova retribuzione
L’aumento del maxi-stipendio di Orcel sarebbe inferiore alle cifre circolate nei mesi scorsi, ma il rialzo è considerato significativo dagli investitori. Nel dettaglio, lo schema prevederebbe:
- una componente fissa in crescita a una cifra compresa tra i 3 e 3,5 milioni (2,5 milioni attuali);
- una componente variabile che salirebbe fino a un valore compreso tra i 6 e 7 milioni (5 milioni attuali).
Numeri che nel complesso porterebbero il guadagno annuo di Orcel tra i 9 e i 10,5 milioni complessivi. L’ultima parola sarà comunque quella dell’assemblea dei soci che si terrà a fine marzo. Il tema dello stipendio di Orcel è da tempo al centro delle attenzioni degli osservatori, con il banchiere romano che intende far valere in assemblea i risultati generati trimestre dopo trimestre. L’utile netto da 5,2 miliardi raggiunto nel 2022 è il miglior dato in oltre un decennio per Unicredit.
E le attese sono per un 2023 con utile netto e una distribuzione ai soci «sostanzialmente in linea» con l’anno precedente. Musica per le orecchie di un mercato affamato, visto lo scenario globale a dir poco incerto. Agli azionisti, in ogni caso, l’ultima parola.
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