Galliani: «Norma diritti tv? Non c’è costo per lo Stato: conviene a tutti»

I club di Serie A sono in trepida attesa del voto del Senato in programma per domani pomeriggio, quando l’Aula sarà chiamata a esprimersi sull’emendamento al decreto Milleproroghe che consente…

monza bilancio 2022
(Foto: Emilio Andreoli/Getty Images)

I club di Serie A sono in trepida attesa del voto del Senato in programma per domani pomeriggio, quando l’Aula sarà chiamata a esprimersi sull’emendamento al decreto Milleproroghe che consente di prolungare fino a due anni i contratti ora in essere con le emittenti che trasmettono le partite del massimo campionato italiano: DAZN e Sky.

L’emendamento – ricorda Il Corriere della Sera – era stato approvato giovedì dalla commissione Affari costituzionali e bilanci del Senato e prevede «ove sussistano ragioni economiche», che i contratti con i broadcaster che detengono i diritti tv del campionato «possano essere prorogati per il tempo necessario e comunque non oltre la durata complessiva di cinque anni», ma solo «previa indagine di mercato finalizzata a verificare se altri operatori possano offrire condizioni migliorative».

Se l’asta per i diritti del prossimo ciclo non producesse un esito confortante, le società avrebbero come via di fuga l’allungamento fino al 2026 degli accordi attuali con le tv. Per questo, dopo la mossa del Quirinale per indurre il governo a tornare sui propri passi per «ragioni di merito e di metodo» c’è stupore nei corridoi della Lega Serie A.

L’emendamento contempla l’allungamento di accordi già in essere senza che ci sia un impegno di spesa dallo Stato. Claudio Lotito e con lui i vertici della Confindustria del pallone ritengono che la modifica al decreto debba essere approvata perché è attinente alle tematiche del Milleproroghe e sarebbe l’unica via normativa da percorrere considerando che una legge ad hoc comporterebbe un iter ben più lungo.

Insomma Lotito, il presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini e l’AD Luigi De Siervo ritengono che l’emendamento, in un momento di crisi economica e davanti al rischio di offerte al ribasso, metterebbe al riparo gli interessi dei club. «Più soldi i club riescono a incassare, più giocatori prendono, più Irpef pagano» ha dichiarato l’amministratore delegato del Monza, Adriano Galliani. «Ecco perché ritengo che il provvedimento, che non costerebbe una lira allo Stato italiano, sia solo un’opportunità in più che favorisce il calcio ma è conveniente per tutti», ha aggiunto.