Un giro d’affari di 13 miliardi di euro in crescita del 15% sui valori 2020. Questo il principale dato emerso dall’assemblea generale di Assosport svoltasi a Verona nella sede di Eataly. L’associazione Nazionale fra i Produttori di Articoli sportivi ha infatti realizzato un’analisi per fotografare lo stato dell’arte dell’industria degli articoli sportivi nel nostro Paese. La filiera, che raccoglie oltre 130 aziende in Italia per 300 brand e una forza lavoro di 12mila addetti, ha recuperato terreno nel corso del 2021 e ha registrato un interessante incremento, nell’ordine dell’8,2% sul fronte export nei primi mesi del 2022. Secondo le previsioni dell’associazione, costruite insieme a Cerved, il comparto dovrebbe proseguire nel suo percorso di crescita con un tasso superiore al benchmark nazionale (4,77% contro il 3,06%).
Assosport valore sport industry – Lo sport oltre la pandemia
A incidere maggiormente sul risultato ipotecato dal comparto, è stata in primis la progressiva e costante ripresa delle attività post covid, ma anche e soprattutto un deciso cambio di atteggiamento da parte dei consumatori, innescato, ironia della sorte, proprio dall’emergenza sanitaria. Quest’ultima ha involontariamente fatto scoprire e riscoprire alcune pratiche un tempo considerate “di nicchia” e oggi molto in voga, determinando un conseguente incremento nelle vendite di abbigliamento e accessoristica dedicati. Il 2021, ad esempio, è stato l’anno dell’outdoor, trend proseguito anche nel 2022 che ha a sua volta segnato il ritorno in grande stile degli sport invernali, fortemente penalizzati durante il lockdown. Non solo: il 2022 ha di fatto consacrato il padel trasformandolo nello sport del momento e in un vero e proprio fenomeno di costume, tanto che, stando ad un Osservatorio condotto da Banca Ifis con il supporto di Assosport, gli italiani che lo praticano sarebbero circa un milione (+500% sul 2019) per un numero di campi stimato oltre i 6000, dislocati su tutto il territorio nazionale. Bene anche il tennis con 3,1 milioni di praticanti. Restano stabili le prestazioni del settore ciclo, mentre piscine e palestre che hanno sofferto molto tra il 2020 e il 2021, nel 2022 hanno cominciato il loro lento, ma progressivo percorso di ripresa.
«Sono stati due anni complessi, caratterizzati da maree altalenanti – commenta il presidente Anna Ferrino, alla quale è stato riconfermato il mandato per un nuovo biennio nel corso dell’assemblea -. Il mio mandato è iniziato nel 2020. Da allora il mondo è profondamente cambiato passando attraverso una pandemia, una guerra e tutte le ripercussioni economiche che ancora penalizzano molti settori merceologici. In questo lasso di tempo lo sportsystem si è dovuto confrontare con l’ascesa di alcuni comparti e con la sofferenza di altri. Le nostre aziende si sono viste costrette ad affrontare una sequenza infinita di emergenze, ma hanno anche dimostrato di saper resistere e reagire con forza a tali prove, adattandosi in fretta ai nuovi equilibri e alle nuove abitudini che stanno tuttora cercando un loro assetto all’interno della società. Ora è fondamentale continuare a investire in ricerca e sviluppo. L’innovazione di prodotto e l’intersezione strategica con la tecnologia, ma anche l’evoluzione verso il digitale, sono il modo migliore che abbiamo per diffondere il nostro know-how all’esterno e rispondere compiutamente alle esigenze del mercato».
Assosport valore sport industry – Uno sguardo all’export
La sportindustry si conferma uno tra i settori trainanti per l’export italiano. Se si esclude infatti la flessione fisiologica del 2020 quando, in piena pandemia, le vendite all’estero di articoli sportivi precipitarono drasticamente per effetto delle chiusure massive, negli ultimi due anni le esportazioni dei nostri prodotti hanno ripreso a ritmo serrato toccando percentuali significative: +18,5% del 2021 sul 2020 e + 8,2% nei primi nove mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, per un valore complessivo che a settembre si aggirava intorno a 4,5 miliardi di euro. È il segno che gli scambi sono ripartiti con convinzione, al netto delle criticità connesse al nodo approvvigionamento, sempre attuale e purtroppo non ancora sciolto.
Principale mercato di sbocco resta quello statunitense, seguito da Francia, Germania, Svizzera e Spagna. Per quanto concerne il mercato italiano, a reggere meglio il contraccolpo della crisi ad oggi sono state le grandi catene, mentre gli indipendenti fanno più fatica a riprendersi anche a causa delle nuove incognite che l’impennata dei costi e l’inflazione hanno posto sul piatto della bilancia. La maggior parte degli acquisti si concentra nel Nord Italia (57%), seguito da Centro (25%) e Sud (+18%), percentuali che tuttavia non comprendono l’e-commerce, che pure negli ultimi anni ha conosciuto per forza di cose un rinnovato interesse.