Gli effetti in Borsa della penalizzazione di 15 punti alla Juventus per il caso plusvalenze tornano a far circolare l’ipotesi delisting per il club bianconero. Dopo le voci delle scorse settimane, infatti, ora il nuovo calo di valore delle azioni potrebbe agevolare l’operazione per Exor, la holding degli Agnelli-Elkann azionista di maggioranza della Juventus con il 63,77% delle azioni. Una ipotesi ventilata più volte nel corso degli ultimi anni dai vertici della società, ma ritenuta tuttavia spesso troppo costosa.
Nella giornata di oggi, infatti, il titolo della Juventus ha chiuso a Piazza Affari in calo del 5% circa a 0,31 euro per azione, nella prima giornata di contrattazioni dopo la decisione della Corte d’Appello FIGC di sanzionare i bianconeri con una penalizzazione di 15 punti in classifica a causa del caso plusvalenze.
Quanto costerebbe, ad oggi, il delisting della società bianconera? Guardando ai dati di chiusura della giornata odierna, il delisting costerebbe circa 290 milioni di euro (contro i 335 milioni circa guardando al valore delle azioni di 10 giorni fa): analizzando invece il prezzo medio degli ultimi 12 mesi, sarebbe pari a circa 300 milioni di euro.
Tuttavia, in tutte le ultime opa lanciate su titoli italiani è stato inserito un premio per gli azionisti: nel caso della Roma, ad esempio, era presente un premio pari a circa il 18,5% rispetto al prezzo ufficiale delle azioni nel giorno precedente al lancio dell’Opa. Nel caso della Juventus, quindi, seguendo l’esempio di quanto avvenuto con il club giallorosso il costo del delisting per Exor salirebbe a circa 340 milioni. Sempre guardando ai dati di 10 giorni fa, con lo stesso calcolo il delisting sarebbe costato 400 milioni ad Exor.
Tuttavia, la prospettiva è che il titolo possa ancora perdere valore: all’orizzonte infatti c’è il rischio di nuove penalizzazioni (tra il secondo filone plusvalenze e le manovre stipendi), l’inizio del processo penale a Torino, la possibile mancata qualificazione alla Champions League sia in campo (considerando che è difficile se non impossibile in campionato visto il -15 e che servirebbe quindi vincere l’Europa League) che fuori, alla luce della possibile sanzione anche da parte dell’UEFA. Se il titolo perdesse un ulteriore 20% rispetto alla chiusura di oggi, il delisting costerebbe intorno ai 270 milioni anche considerando l’eventuale premio per gli azionisti.
Va comunque ricordato che per Exor in questo momento storico la liquidità non è un problema: stando agli ultimi dati resi noti, infatti, dopo la cessione di PartnerRe la holding degli Agnelli-Elkann dispone di circa 6,5 miliardi di cash.
Il vantaggio sarebbe quello di avere regolamenti meno stringenti dal punto di vista degli obblighi per la Consob, oltre ad un risparmio di costi: basti pensare che alla Roma costava circa 7 milioni di euro annui rimanere quotata in Borsa. Oltre al fatto che se la Juventus non fosse stata una società quotata (e quindi soggetta agli investimenti del pubblico risparmio), probabilmente da un punto di vista della giustizia ordinaria la società avrebbe potuto correre meno pericoli.