Il Giornale è pronto a passare di mano, da quelle Pfb di Paolo Berlusconi agli Angelucci, che già detengono il controllo di altre due testate, come Il Tempo e Libero. Come riportato nella sua edizione odierna da Il Corriere della Sera, la famiglia Angelucci negli anni ha costruito una vera fortuna da 200 milioni di ricavi fra sanità, immobili, facility management ed editoria.
Parte della fortuna del capofamiglia Antonio, 78 anni, è in una cassaforte in Lussemburgo, tutto legalmente dichiarato e protetto da un vecchio scudo fiscale. In totale il valore degli asset presenti nel Granducato è di 343 milioni, di cui 41 milioni in opere d’arte. Antonio Angelucci è, inoltre, uno dei parlamentari più ricchi, in carica dal 2008 e per 4 mandati, tutti nel centrodestra, anche se da quest’ultima legislatura è nelle quote Lega, mentre precedentemente era sotto Forza Italia o il Popolo della Libertà.
Angelucci, complice la sua carriera politica, ha dovuto presentare la sua dichiarazione dei redditi che nel 2021 riportava 3,75 milioni di reddito imponibile, leggermente in diminuzione rispetto i 4 del 2020 e i 5 del 2019. Nonostante questo, il suo giornale Libero ottiene ogni anno decine di milioni di contributi pubblici.
Di certo Angelucci non ha un record positivo di presenze alla Camera, visto che in 14 anni lo si è visto pochissime volte negli scranni di centrodestra. Infatti, ha il record negativo di presenze alle votazioni: tra lo 0,41% e il 3,2%.
Angelucci detiene il 100% della holding lussemburghese Three, infatti nessuno dei tre figli ha quote nella società. La Three controlla il gruppo sanitario San Raffaele (157 milioni di ricavi, 9 di utile, 3 mila posti letto in 22 strutture sanitarie) e la Finanziaria Tosinvest (67 milioni di fatturato, 6,6 di perdita) cui fanno capo, tra l’altro, Palazzo Botteghe Oscure, Villino Foschi e Palazzo Aracoeli a Roma. La Fondazione San Raffaele, invece, non fa parte del gruppo, ma nonostante ciò è indiscutibilmente sotto controllo della famiglia.
La Fondazione San Raffaele (8 milioni di patrimonio e perdita di 1,2 milioni nel 2020) non pubblica i bilanci essendo un ente non profit, ma gestisce alcune attività sanitarie e controlla al 100% l’Editoriale Libero che prende in affitto la testata «Opinioni Nuove-Libero Quotidiano». Lo schema fondazione più testata beneficiaria dei contributi dà accesso ai fondi per l’editoria (ne godono un centinaio di testate). Per il 2021 Libero, che ha chiuso il bilancio con 15 milioni di ricavi e un piccolo utile, ha ottenuto 5,4 milioni (uno dei top-budget).
Nello statuto della Fondazione si scopre che l’ente, «apolitico e apartitico», ha lo scopo di contribuire all’ «esplorazione di nuove strade nella ricerca … nel trattamento di ogni forma di disabilità … disporre liberalità con finalità assistenziale e/o di ricerca» ecc. Ed è categorico nell’affermare che «la Fondazione non potrà svolgere alcuna altra attività se non quelle previste dallo statuto». Nel quale, però, non c’è una sola parola che faccia riferimento anche lontanamente all’editoria o a quote di società editoriali.
Eppure il 9 novembre 2020 la Fondazione ha comprato dalla Finanziaria Tosinvest per 7,8 milioni (rate fino al 2025) un ulteriore 40% dell’Editoriale Libero di cui già possedeva il 60%. Oggi Libero rappresenta una fetta preponderante del patrimonio della Fondazione. Il titolare della testata «Opinioni Nuove-Libero Quotidiano» che l’Editoriale Libero, percettore dei contributi pubblici, prende in affitto, è proprio la Finanziaria Tosinvest che si fa pagare 500mila euro annui.