Gianpaolo Calvarese, ex arbitro di serie A con all’attivo più di 300 gare nella massima serie considerando tutti i ruoli (arbitro, VAR e arbitro addizionale), è ora imprenditore nell’azienda di famiglia che produce integratori sportivi naturali Aperegina. Inoltre ogni mercoledì sera di Champions League è parte della scuderia di Amazon Prime Video per commentare nella Var Room il match trasmesso dal broadcaster in Italia.
L’ex direttore di gara teramano, dopo alcuni interventi su Calcio e Finanza, ha deciso di proseguire la collaborazione con la nostra testata inviando un contributo sul caso arbitrale di Monza-Inter.
Minuto 81 di Monza-Inter, risultato provvisorio di 2-1 per gli ospiti. La squadra di Simone Inzaghi si riversa in attacco, alla ricerca del gol della tranquillità. Punizione battuta da Asllani, Acerbi mette la palla in rete: 3-1 e gara chiusa…e invece no, tutto fermo. Il direttore di gara fischia subito, prima della realizzazione del difensore ex Lazio, vedendo un fallo di Gagliardini su Pablo Marì.
Il contatto incriminato però, semplicemente non c’è: non era fallo, la rete sarebbe stata assolutamente regolare. Un errore ancora più grave se si pensa poi all’esito del match: il Monza troverà il pareggio negli ultimi minuti grazie all’autogol di Dumfries.
È successo a tutti gli arbitri di fischiare, sbagliando, prima che il pallone entrasse in rete. È accaduto al designatore Gianluca Rocchi, a Daniele Orsato ed è successo a me. Resta però un errore grave da parte di Juan Luca Sacchi, sezione di Macerata: con l’introduzione del VAR, una delle principali raccomandazioni in sede di formazione per un arbitro è proprio quella di «ritardare il fischio». Perché appunto fischiare subito mette fuori causa la tecnologia, che a quel punto non può più intervenire.
Sacchi avrebbe dovuto semplicemente far finire l’azione, vedere il gol dell’Inter, fischiare l’intervento di Gagliardini – per lui falloso – per poi essere richiamato dal Var per rivedere la sua decisione. Ieri sera il check è stato brevissimo. La prima domanda che Mazzoleni, arbitro espertissimo, ha rivolto dal Var a Sacchi è stata: «Hai fischiato prima che la palla entrasse in rete?». E alla sua risposta affermativa, purtroppo, il gioco è ripreso.
Quello che un arbitro era stato abituato a fare per anni, cioè tradurre la propria decisione istintiva in un fischio, nel modo più repentino possibile, con il Var è cambiato. Cosa si può fare per ritardare il più possibile un fischio da parte del direttore di gara? Un piccolo trucchetto potrebbe essere, come facevo io, affidarsi alla fisicità. Ovvero io, essendo destrorso, mettevo il fischietto nella mano sinistra. Questo mi consentiva di rallentare, di fare un passaggio in più: invece di portarmi semplicemente il fischietto alla bocca, dovevo portarlo nell’altra mano, e quella frazione di secondo mi consentiva di riflettere meglio su quello che stavo per fare. Vedere prima come finiva l’azione, ed eventualmente fischiare dopo.
Questo è un trucchetto fisico, meccanico, pratico. Un secondo accorgimento che si può adottare è puramente di stampo mentale: pensare quindi che qualsiasi decisione presa può pesare tantissimo nell’arco di un campionato, può decidere scudetto, qualificazioni, salvezze e retrocessioni. Ecco perché bisogna lottare con sé stessi per avere una concentrazione elevatissima per 90 minuti. E purtroppo si vede e si capisce benissimo come Sacchi arrivi decisamente scarico agli ultimi minuti della partita.
Una situazione che umanamente posso capire e comprendere, ma sportivamente molto meno, visto che in una partita, soprattutto se di Serie A, è richiesta una concentrazione massima fino al fischio finale. L’errore resta gravissimo, specie in epoca Var. È vero, come dicevamo, che è successo a tutti di incappare in una situazione simile, anche ai direttori di gara più forti in assoluto.
Ma questo purtroppo non giustifica Juan Luca Sacchi della sezione di Macerata: sarà fermato per molto tempo, nella speranza che da questo errore possa capire ancora di più l’importanza della concentrazione. Per rialzarsi e tornare più forte di prima.