Un «paravento» dietro il quale Antonio Panzeri si muoveva «manovrando» come un «capo» in modo criminale e spregiudicato. Sarebbe stata questa, secondo la magistratura belga, la reale funzione di Fight impunity , la Ong per la difesa dei diritti umani fondata nel 2019 da Panzeri il quale avrebbe influenzato il Parlamento europeo elargendo grosse somme di denaro e regali principeschi provenienti dal Qatar.
Lo riporta Il Corriere della Sera, spiegando che i regali sarebbero stati elargiti a chi avesse potuto orientare le decisioni dell’assemblea a favore del Paese del Golfo a ridosso del Mondiale di calcio. E le indagini si estendono a Milano, alla rete italiana legata a Panzeri e al suo patrimonio definito «molto consistente».
Le indagini Gli sviluppi dell’inchiesta della Procura federale belga puntano in modo marcato al ruolo dell’ex politico della sua Ong. In carcere oltre a Panzeri sono finiti anche Eva Kaili, il padre e il compagno di questa, il milanese Francesco Giorgi, la moglie e la figlia di Panzeri, il segretario dell’ong No peace without justice Niccolò Figà Talamanca.
Nelle perquisizioni dell’abitazione di Panzeri a Calusco D’Adda (Bergamo) la Gdf ha trovato 17mila euro in contanti, che si sommano ai 600mila sequestrati all’uomo al momento dell’arresto in un residence di Bruxelles. Oltre alle banconote, Panzeri e i suoi familiari sembrano possedere un patrimonio importante fatto di conti correnti e di immobili difficilmente giustificabile con 10 anni di mandato parlamentare europeo.
Il tema dei soldi torna anche nell’arresto di Eva Kaili «causato» dal fermo precedente del padre, bloccato con 600mila euro in banconote da 50 euro. A questi soldi si aggiungeranno i 150mila euro trovati in banconote da 20 e 50 euro nell’abitazione della Kaili assieme a molti regali di valore, oggetti e medaglie, ricevuti dal Qatar. La scoperta dei soldi e dei regali è stata considerata la «flagranza di reato» che, facendo decadere l’immunità parlamentare, ha permesso alla magistratura di arrestare Kaili.