«Con permesso, Vostro Onore. Vorrei iniziare queste osservazioni con una domanda rivolta a ciascuno di voi qui. Credete che la UEFA autorizzerà mai una concorrente della Champions League? La risposta a cui state tutti pensando è: No. Mai. Come mai? Perché la UEFA ha un conflitto di interessi! NON autorizzeranno un concorrente. Vi esorto a tenerne conto durante l’udienza».
Si aprono così le memorie difensive di Miguel Odriozola, il legale intervenuto nella giornata di ieri a difesa della Superlega europea, nell’ambito del procedimento che si sta tenendo di fronte alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Diverse le questioni poste, come si evince da documenti ufficiali che Calcio e Finanza ha potuto consultare.
A cominciare dalla partecipazione delle Leghe Europee e dell’ECA al Comitato Esecutivo UEFA, che «non solo non risolve il conflitto di interessi, ma lo esacerba attivamente. I decisori nella UEFA sono le 55 federazioni nazionali, non i club. Inoltre, di queste 55 federazioni, la maggioranza ha sede al di fuori dell’Unione europea e decide a maggioranza semplice».
«La presenza minima della European Club Association (ECA) e delle European Leagues nel Comitato Esecutivo è il modo in cui la UEFA ha dovuto proteggere, a basso costo, il suo monopolio e il suo conflitto di interessi. L’ECA e le Leghe Europee hanno pagato un prezzo che li sorprenderà: il fatto palesemente anticoncorrenziale che nessun club parteciperà mai a nessuna competizione non organizzata da UEFA/FIFA», spiega Odriozola.
La difesa tocca poi il tema delle sanzioni che la UEFA potrebbe imporre ai club, sottolineando: «Per quanto riguarda i club, la sanzione di espulsione è stata irrogata subito dopo che è stata annunciata la mera intenzione di partecipare a un progetto alternativo. Tuttavia, un progetto richiede diversi anni di lavoro e sviluppo per essere realizzato, poiché è necessario finalizzare finanziamenti, commercializzare diritti audiovisivi, ottenere sponsorizzazioni, ecc».
«Per un club, un “viaggio nel deserto” composto da diverse stagioni senza attività porterebbe al suo fallimento. La prospettiva del fallimento di un club è dissuasiva. Qualsiasi concorrenza alternativa è di fatto bloccata. Anche le sanzioni ai giocatori sono manifestamente sproporzionate. In primo luogo, vengono sanzionati come terzi, nemmeno coinvolti nella decisione di tentare di organizzare una competizione alternativa. In secondo luogo, i giocatori potrebbero scegliere di lasciare i club colpiti per continuare a competere con le loro squadre nazionali», si legge nel documento.
Tra le questioni poste spunta anche quella della natura anticompetitiva della Superlega, molto dibattuta: «Non spetta alla UEFA applicare il diritto della concorrenza, ma alle autorità garanti della concorrenza. La UEFA non è un’autorità garante della concorrenza. Ricordiamo che la UEFA ha già dichiarato l’intenzione di vietare la Superlega prima di conoscere qualsiasi aspetto del progetto. Bandirà sempre la Superlega perché ha un conflitto di interessi».
«Inoltre, la Superlega non viola nemmeno la legge sulla concorrenza! E se le autorità garanti della concorrenza dovessero assumere il punto di vista opposto, questo sarebbe analizzato al momento pertinente e davanti all’autorità competente. E in quel momento ci sarà la possibilità di adattare la bozza del progetto secondo necessità, in modo che le autorità garanti della concorrenza non abbiano dubbi sulla sua compatibilità con il diritto della concorrenza».
Le memorie si concludono con alcune osservazioni conclusive. «La UEFA è un’organizzazione privata, con sede in Svizzera, la cui maggioranza dei membri non è Ue. La UEFA è una federazione in cui la Bielorussia o Gibilterra godono degli stessi diritti di voto di Francia e Germania. È un’associazione che non rientra nell’ambito di competenza dell’Unione europea e persegue invece i propri interessi e quelli della maggioranza dei suoi membri. È un’associazione che evita sistematicamente l’applicazione del diritto comunitario attraverso il TAS e, come tale, priva gli europei di poter accedere ai nostri tribunali».
Da qui, una serie di domande: «Vi chiedo, è accettabile che una federazione come la UEFA riesca a vietare tutte le iniziative europee che mirano a competere con la Champions League? Com’è possibile che la UEFA possa bandire progetti innovativi che cercano di migliorare il modello attuale? Perché questi progetti non potrebbero essere gestiti dagli stessi club europei come avviene nei campionati nazionali? Perché i club che investono e si assumono i rischi operativi ora non hanno la capacità di controllare il proprio destino?», si chiede Odriozola.
«In sintesi, voglio ringraziare questa Corte per aver tenuto questa udienza perché non è stato facile arrivare qui. Non è affatto facile. Per molti decenni, tutti i tentativi di progetti calcistici alternativi per club sono stati bloccati dall’inizio dalla UEFA. Nonostante tutto questo, il 18 aprile dello scorso anno, un gruppo di club ha avuto il coraggio di fondare una società spagnola con l’obiettivo di innovare e sviluppare il calcio europeo, lanciando una proposta alternativa al monopolio della UEFA e offrendo un pubblico aperto e costruttivo discussione. La risposta della UEFA è stata sprezzante nei confronti di qualsiasi potenziale dialogo», ha aggiunto.
La UEFA «ha risposto con minacce, insulti e coercizioni a tutti i livelli, risposte del tutto intollerabili in una democrazia. Da allora, siamo sopravvissuti a diversi tipi di azioni giudiziarie ed extragiudiziali della UEFA che avevano un solo obiettivo: impedire a questa Corte di tenere l’udienza di oggi. Siamo qui in difesa delle libertà che rendono l’Unione europea un territorio così unico al mondo e ci siamo presi l’impegno di opporci alle pratiche abusive della UEFA che siamo qui per denunciare. In conclusione, tutte le azioni della UEFA sono state un fallimento. Proprio qui, in questo momento avremo la possibilità di discutere davanti alla Corte se queste pratiche sono compatibili o meno con una democrazia e il quadro delle libertà di cui tutti i cittadini dell’Unione europea sono liberi di godere. Grazie mille».