Lo sconto del 30% per l’aumento di capitale di Saipem ha di nuovo affossato il titolo in Piazza Affari. Non è la prima volta che avviene dallo scorso 31 gennaio, quando fu annunciato un rosso di oltre 1/3 del capitale, e oggi il calo (-21,5% a 32,9 euro in chiusura) ha portato il titolo sotto di oltre il 62% da inizio anno. L’annuncio diffuso prima dell’avvio delle contrattazioni di Borsa ha reso impossibili fin da subito gli scambi per eccesso di volatilità con un calo teorico di quasi il 10%. Poi l’ammissione a -11%, per superare successivamente il -17% a seguito di un secondo stop.
Non è piaciuto lo sconto sul prezzo teorico ex-diritto (Terp) riconosciuto da Saipem, inferiore però al taglio di altre operazioni. Tra queste l’aumento da 13 miliardi di Unicredit nel 2017, con uno sconto del 38%, e quello del Sole 24 Ore (-34,82%), sempre nello stesso anno. Diversamente, nel luglio scorso l’aumento di Ovs ne prevedeva uno del 19,3%.
Tralasciando il fatto che lo sconto sul Terp indica la perdita di valore che registra un socio che sottoscrive integralmente l’aumento pro-quota, secondo alcune spiegazioni circolate nelle sale operative, sul titolo ha pesato l’aumento inscindibile, che si perfezionerà solo con la sottoscrizione integrale dell’offerta, rendendo le azioni indisponibili prima di quella data a chi le compra.
L’esito dell’aumento sarà annunciato da Saipem entro il 15 luglio. Il successo è garantito, visto che i soci Eni e Cdp acquisteranno integralmente la loro parte, pari a circa il 44%, mentre il resto è coperto dalle banche, pronte a mettere sul piatto fino a 1.119,5 milioni di euro, blindando di fatto l’operazione. Con l’aumento Saipem ritiene di poter raggiungere un livello di patrimonializzazione “congruo” archiviare definitivamente il rosso da 2,4 miliardi del 2021 e di poter quindi realizzare gli obiettivi fissati nel Piano Strategico 2022-2025.