«Un contatto con Allegri? Sì, devo dire la verità, è stato fatto. Anche perché non immaginavamo che ci fosse la disponibilità di Simone Inzaghi. Quindi Allegri l’abbiamo contattato perché in quel momento era libero e rappresentava sicuramente un profilo interessante». Lo ha rivelato Giuseppe Marotta nel corso di “Marotta Masterclass”, il racconto realizzato da DAZN, tra curiosità e aneddoti, della storia di un ragazzino partito dallo stadio Franco Ossola e diventato il miglior dirigente calcistico italiano.
«Inzaghi l’abbiamo chiamato non sapendo che era a cena, però l’abbiamo chiamato in quel momento, Simone chiaramente era un po’ imbarazzato – racconta l’attuale amministratore delegato dell’Inter -. Gli abbiamo dato il tempo di concludere la cena e devo dire in questo caso la tempestività e l’intuizione da parte di Piero Ausilio e mia è stata quella che ci ha portato poi a prendere una decisione e a fargli sottoscrivere un accordo velocissimamente nel rispetto comunque di un dirigente, di un presidente come Lotito che sicuramente non l’ha inteso come sgarbo».
Il goal più importante nella sua carriera da dirigente: «Sicuramente se guardiamo per dire, quello più determinante è quello di Sanchez. Fai goal: vinci. Poi il resto è un insieme, magari hai vinto delle finali, ma il risultato di uno due tre a due ma mai all’ultimo momento. Credo che veramente quello di Sanchez nel mio, tra virgolette, modesto palmares, è quello che sicuramente ha lasciato un emblema più forte».
E il colpo di mercato: «Devo dire che il mio colpo sicuramente considerando l’andata e il ritorno, cioè come è arrivato e come è uscito, è Pogba, in assoluto. È arrivato a zero, rivenduto allo stesso club per 110 milioni, qualcosa di inusuale».
Marotta ha parlato anche di Cassano: «Nonostante adesso i rapporti siano un po’ più tesi, è un ragazzo a cui ho voluto bene perché ho conosciuto, e tutti lo sanno, la sua storia. Il fatto di essere arrivato, salendo su un palcoscenico importante, nonostante le avversità della vita, depone come di un ragazzo che per perseveranza è riuscito ad arrivare in alto e quello mi ha legato e mi ha affascinato. Poi ripeto, quello che si prova non necessariamente deve essere corrisposto dall’altra persona».
Sul suo futuro: «Io ho ricevuto molto e ho dato molto, ma soprattutto ho ricevuto tanto nella mia prima fase della vita. Adesso è giusto che anch’io dia qualcosa agli altri. I sogni li ho, li ho sempre, se anche non si riescono a raggiungere bisogna avere la forza e la capacità di crearsi dei nuovi. Nella vita mi sento appagato, ho raggiunto quello che volevo raggiungere e penso di essere quasi vicino ad aver dato tutto nel ruolo dirigenziale, per cui la prossima esperienza che mi piacerebbe fare, ma qui c’è ancora il tempo che ci separa, è quella di una mia attività politica sportiva. Per poter dare un contributo di crescita al nostro movimento sportivo, e principalmente quello calcistico, perché secondo me purtroppo in Italia lo sport è ancora poco apprezzato e considerato».