Il racconto della guerra in Ucraina si scontra con le versioni sui suoi possibili sviluppi, non per forza contraddittorie, ma con potenziali esiti opposti. La prima – secondo quanto riportato da La Repubblica – è che Putin sta perdendo, e quindi pur di salvare la pelle alza il livello dello scontro, fino a considerare il possibile uso delle armi chimiche o quelle atomiche.
Questo scenario rappresenta una grave minaccia esistenziale, ma parte dal presupposto che il capo del Cremlino è nei guai e non ha molte vie d’uscita. La seconda versione è che Mosca ha fallito gli obiettivi iniziali dell’invasione, però adesso ha corretto la sua tattica. Con i bombardamenti scatenati sulle retrovie ucraine distrugge anche i depositi di armi, mezzi, carburanti e altri materiali logistici indispensabili per alimentare la resistenza.
Così sta rovesciando la situazione, e trasformando l’iniziale sconfitta nel presupposto per una vittoria sul terreno. Le difficoltà dei russi sono evidenti. Fonti militari americane rivelano che secondo le loro informazioni di intelligence, i generali di Mosca avevano pianificato la fine delle operazioni il 6 marzo: entro quella data scommettevano che l’Ucraina sarebbe stata presa.
Non è andata così, anche perché i servizi russi non hanno dato le informazioni giuste a Putin, oppure si sono limitati a dirgli ciò che pensavano volesse sentire. Il risultato è che i più ottimisti tra gli occidentali pensano di aver vinto almeno questa prima fase del conflitto, e ora studiano se potenziare le sanzioni o come prepararsi a rispondere all’eventuale uso disperato delle armi chimiche o nucleari.
Non manca inoltre chi si spinge a pensare che i russi siano avviati alla sconfitta, perché senza viver non dureranno più di un paio di settimane. Di sicuro il consigliere per la sicurezza USA Sullivan ha detto che durante la visita di Biden in Europa verranno annunciate nuove misure economiche, e iniziative per garantire la sicurezza energetica dell’Europa.
La seconda versione condivide l’analisi in base a cui i russi hanno fallito nella fase iniziale dell’invasione, ma è scettica sul fatto che questo stia mettendo in ginocchio Putin. I russi stanno devastando scientificamente i depositi di armi, mezzi, carburante, e tutti i materiali logistici indispensabili a sostenere la difesa. Il problema è che Kiev ha risorse limitate, e quindi se la seconda fase della campagna russa continuerà con questa intensità, fra un paio di settimane si ritroverà senza gli strumenti necessari a continuare la resistenza.
Se la situazione non cambia, la caduta di Kiev diventerebbe solo una questione di tempo, e a quel punto si tratterebbe di trovare il modo di prolungare il conflitto con una resistenza clandestina ad intensità più bassa, ma duratura. Il destino della sfida lanciata da Putin dipende da quale di queste due versioni è quella giusta.