Juventus, il peccato originale è stato Ronaldo

Cristiano Ronaldo come peccato originale, sfociato nella necessità di fare ricorso sempre di più al player trading per far crescere i ricavi e contrastare costi sempre maggiori. Così Alessandro Giudice

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Cristiano Ronaldo come peccato originale, sfociato nella necessità di fare ricorso sempre di più al player trading per far crescere i ricavi e contrastare costi sempre maggiori. Così Alessandro Giudice – già collaboratore di Calcio e Finanza – in un’analisi molto interessante sulla situazione della Juventus pubblicata oggi sul Corriere dello Sport.

Il trasferimento che nel 2018 portò a Torino uno dei giocatori più forti al mondo tra ingaggio lordo e ammortamento, spiega Giudice, è costato circa 360 milioni di euro per i quattro anni seguenti (cifra poi scesa vista la cessione del portoghese allo United) e che – complice l’emergenza Covid – ha assestato un duro colpo ai bilanci del club bianconero.

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La Juve, del resto, era reduce da un rosso di 19,2 milioni, mitigato da ben 102,4 milioni di proventi da gestione dei diritti dei calciatori (con 93 milioni di plusvalenze circa). Inoltre, la stessa sessione di mercato di CR7 vede il rientro di Bonucci dal Milan e gli acquisti di Douglas Costa e Cancelo, per un impegno complessivo che sfiora 300 milioni di euro.

Il bilancio 2018 della Juventus evidenzierà poi un debito finanziario netto per 310 milioni di euro, mentre i conti al 2018/19 diranno che il rosso è cresciuto a 40 milioni di euro. Nessuna prudenza, però, da parte dei dirigenti della Juventus, tanto che il monte ingaggi esplode a oltre 300 milioni (soprattutto a causa di Ronaldo).

Anche il fatturato cresce, ma soprattutto grazie a un nuovo dato record sulle plusvalenze: 157 milioni di euro. Numeri che – come detto – non smuovono la dirigenza, che nell’estate del 2019 piazza il colpo de Ligt per 75 milioni di euro.

Intanto, nel 2018/19, il debito è triplicato a 463 milioni di euro, anche a causa di una quota importante delle plusvalenze che non si traduce in cassa perché corrisposta dietro acquisto di altri giocatori, in un sistema di scambi oggi all’attenzione degli inquirenti.

La Juve non appare ancora preoccupata e, prima che esploda l’emergenza Coronavirus, colloca un aumento di capitale da 300 milioni di euro che libera le linee di credito e riduce – anche se non di molto – l’indebitamento a 396 milioni di euro.

La perdita della stagione 2019/20 viene ancora una volta mitigata da plusvalenze sempre più record (172 milioni di euro), che toccano quasi la metà del fatturato, ma la distanza tra il rosso e la cassa si allarga, perché ai 90 milioni di perdita contabile corrispondono -233 milioni di cassa.

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Il flusso torna poi positivo nel 2021, quando gli investimenti nella rosa sono scesi sotto il livello degli ammortamenti. Nel frattempo, però, un aumento di capitale da 300 milioni è stato bruciato e nonostante la qualità della rosa in calo il monte ingaggi resta altissimo a 279 milioni.

Ma per spiegare le ragioni di un -209,9 milioni nel 2020/21 bisogna guardare agli ammortamenti: 197 milioni nella scorsa stagione, 193 milioni in quella prima. Solo per pareggiare i costi della rosa la Juventus avrebbe dovuto fatturare 474 milioni, ma – spiega Giudice – si è fermata a 419 milioni di media nel biennio.

Un progetto, conclude Giudice, sostenuto da un utilizzo del debito reso possibile solamente dall’appartenenza a un grande gruppo come Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann che detiene il 63,8% del club bianconero.

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