Mondiali 2022, Amnesty denuncia abusi per i lavoratori in Qatar

Il Qatar, che si appresta a ospitare la prossima edizione dei Mondiali di calcio alla fine del 2022, deve cessare le violazioni umanitarie contro i lavoratori immigrati, in larga parte…

2022 Qatar

Il Qatar, che si appresta a ospitare la prossima edizione dei Mondiali di calcio alla fine del 2022, deve cessare le violazioni umanitarie contro i lavoratori immigrati, in larga parte impiegati nei cantieri delle infrastrutture per il più importante torneo di calcio. In un comunicato diffuso nelle ultime ore, la nota organizzazione umanitaria con sede a Londra afferma che nonostante l’introduzione di nuove norme “la realtà quotidiana di molti lavoratori immigrati rimane difficile.

Amnesty invita le autorità di Doha ad abolire il sistema di sponsorizzazione, anche noto come kafala, che offre ai datori di lavoro ampi margini di controllo sui propri dipendenti stranieri. Lo sponsor (kafil) è come il padrone del lavoratore, assoggettato a una forma di semischiavitù e privato di diritti fondamentali: molto spesso non può cambiare lavoro e non può lasciare il paese senza il permesso del suo kafil.

Mark Dummett di Amnesty International accusa le autorità qatarine di mettere “migliaia di persone” nella condizione di essere esposte al rischio di “sfruttamento”. Amnesty denuncia anche il crescente numero di morti bianche nei cantieri, un fenomeno su cui, secondo l’organizzazione internazionale, le autorità di Doha “non hanno indagato a sufficienza” per stabilire eventuali relazioni tra queste morti e le condizioni nei luoghi di lavoro.

Amnesty aggiunge che nonostante le riforme del diritto del lavoro, l’accesso alla giustizia “rimane molto limitato” per i lavoratori stranieri ed è loro vietato “organizzarsi per lottare collettivamente per i propri diritti”.

Il governo di Doha ha risposto ad Amnesty: “Il Qatar respinge le affermazioni secondo cui le riforme non sono state tradotte in realtà per centinaia di migliaia di lavoratori immigrati”, si legge in un comunicato governativo. “Più di 240.000 lavoratori sono riusciti a cambiare lavoro da settembre 2020”, prosegue il comunicato.

“E più di 400mila lavoratori hanno beneficiato direttamente di un nuovo salario minimo”. Amnestyriconosce l’introduzione di queste norme ma insiste affermando che “qualsiasi mancata attuazione delle stesse norme significa che lo sfruttamento continua”.