L'analisi sull'Inter degli esperti di private equity

Bebeez, portale specializzato nell’M&A dei fondi di private equity, ha analizzato la situazione dell’Inter, alla luce delle indiscrezioni legate al fondo saudita PIF nelle ultime settimane e…

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Bebeez, portale specializzato nell’M&A dei fondi di private equity, ha analizzato la situazione dell’Inter, alla luce delle indiscrezioni legate al fondo saudita PIF nelle ultime settimane e non solo.

A scatenare il dibattito sono stati due articoli di Libero dei giorni scorsi, sul nuovo interesse da parte del Pubic Investment Fund (PIF), il fondo sovrano dell’Arabia Saudita con circa 430 miliardi di dollari di asset in gestione, secondo l’SWF Institute, presieduto da Mohammad bin Salman bin Abdulaziz Al Saud, principe ereditario della corona saudita e vice Primo Ministro dell’Arabia Saudita. Il fondo saudita è reduce dall’acquisizione del  Newcastle, affiancato dai coinvestitori PCP Capital Partners e RB Sports & Media in una operazione da 300 milioni di sterline circa. 

Sullo sfondo di questo affare, resta l’interesse da parte di PIF per l’Inter, alla luce anche delle difficoltà di Suning nel continuare a supportare finanziarmente il club nerazzurro, spiega BeBeez. E in questo ruolo rientra anche Oaktree Capital Management, che nell’operazione di finanziamento da 275 milioni di euro verso Suning ha ricevuto, in pegno, le azioni dell’Inter.

A livello economico, l’Inter ha comunicato ufficialmente che, per l’esercizio chiuso il 30 giugno 2021, i ricavi consolidati si sono attestati a 364,7 milioni di euro e che si è registrata una perdita di 245,6 milioni, a cui hanno principalmente contribuito l’azzeramento degli introiti da gara derivante dalla chiusura degli stadi (dato che si confronta con il 2020 quando le chiusure erano iniziate nei primi giorni di marzo), le riduzioni contrattuali degli sponsor dovute all’impossibilità di erogare benefit da parte della società e la liquidazione di rapporti di natura sportiva.

Nei sei mesi che si erano chiusi al 30 dicembre 2020 la perdita era stata contenuta a 62,7 milioni, al confronto di una perdita di 32,7 milioni nello stesso periodo dell’esercizio fiscale 2019-2020, mentre e il bilancio al 30 giugno 2020 si era a sua volta chiuso con una perdita pari a 100 milioni grazie alla plusvalenza incassata per la vendita di Mauro Icardi.

Pwe dotarsi delle risorse necessarie al supporto del capitale circolante, lo scorso maggio Suning è riuscita a ottenere da Oaktree un finanziamento da 275 milioni di euro a tre anni al tasso del 9% e appunto garantito dalle azioni del club in mano a Suning. Il finanziamento è stato erogato a Great Horizon sarl, il veicolo lussemburghese con il quale Suning controlla l’Inter e che verserà materialmente nelle casse del club i soldi necessari alla gestione. Al 31 marzo 2021, come si legge nella Relazione della controllata dell’Inter al 100% Inter Media and Communication spa, il club nerazzurro aveva ricevuto  “un’iniezione di cassa di 50 milioni di euro nella forma di finanziamento soci erogato a TeamCo (FC Internazionale, ndr)”.

Intanto la gran parte dei precedenti finanziamenti soci erogati da Suning all’Inter è stata convertita a capitale. In particolare, si legge ancora nella Relazione sui nove mesi di Inter Media, “nei nove mesi terminati al 31 marzo 2021 è stato convertito a riserva di capitale un totale di 85,2 milioni di euro, lasciando ancora un ammontare residuo di 31,9 milioni (più interessi cumulati di 15,9 milioni). Un’ulteriore conversione di 23 milioni di euro è stata condotta in aprile 2021″.

I problemi di Suning sono quindi due: da un lato il rifinanziamento del bond da complessivi 375 milioni entro il 2022 (con il club che sta lavorando per un nuovo bond da 400 milioni) e dall’altro la scadenza al 2024 del finanziamento garantito da Oaktree. E nel caso non è escluso che in prospettiva Oaktree possa arrivare a rilevare anche la quota dell’azionista di controllo Suning, nel momento in cui l’Inter non fosse in grado di rimborsare il finanziamento a scadenza, come già accaduto nel 2018 per il Milan con la staffetta tra Yonghong Li ed Elliott. 

Non solo, perché, visto il fabbisogno di cassa, i 275 milioni di Oaktree potrebbero venire bruciati molto prima dei tre anni e quindi si potrebbe riproporre ben prima un problema di liquidità. Da qui, quindi, nasce la necessità di trovare un investitore finanziario che inietti nuova finanza, ma questa volta nella forma di equity e non di debito. Tra le ipotesi era spuntata quella che Oaktree entrasse nell’azionariato del club con la quota oggi in mano al fondo LionRock Capital (31,05%), ma alla fine così non è stato.

Così rientra quindi in scena l’ipotesi Public Investment Fund, che come noto è il braccio che Mohammad bin Salman sta utilizzando per implementare il suo Saudi Vision 2030, un piano strategico di trasformazione del Paese lanciato nel 2016 con l’obiettivo di rinnovarne l’immagine internazionale e il modello economico, rendendolo via via meno dipendente dal petrolio e diversificando gli investimenti, forte di un’immensa liquidità accumulata con l’oro nero in questi anni, gran parte della quale è appunto stata convogliata nel PIF.

L’Italia, tra l’altro, è già nel mirino di PIF: lo scorso agosto infatti il fondo saudita è entrato con una partecipazione di minoranza in Horacio Pagani spa, la holding che possiede l’intero capitale di Pagani Automobili spa, il produttore di iconiche supercar. Si dice che la quota in questione sia attorno al 30%. PIF si è così affiancato nel capitale di Horacio Pagani agli attuali azionisti di minoranza Nicola Volpi (ex managing partner di Permira) ed Emilio Petrone (amministratore delegato di Sisal), sia direttamente sia attraverso il loro veicolo di investimento Movidea srl. Proprio Volpi è visto come il punto di contatto tra PIF e l’Inter, considerando che il manager tra il 2014 e il 2018 è stato membro del consiglio di amministrazione dell’Inter, quando l’azionista di riferimento era Erick Thohir.

Senza dimenticare, poi, il progetto di azionariato popolare di Interspac srl, promosso dall’economista Carlo Cottarelli. Un fronte da cui, spera l’economista, potrebbero arrivare parecchi capitali, anche se strutturare l’operazione potrebbe non essere banale, considerando che le Spac (Special Purpose Acquisition Company) vengono quotate e di questo ancora non si parla per Interspac, mentre il progetto richiama di più quello di una campagna di equity crowdfunding che però, visti i numeri di cui si parla, dovrebbe necessariamente prevedere la pubblicazione di un prospetto informativo Consob.