Serie A, allo studio la nuova norma anti debiti

Sarà un Consiglio federale diverso dal solito quello che andrà in scena oggi, a Roma. Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, l’ordine del giorno potrebbe essere sintetizzato così: come affrontare…

Serie A debiti

Sarà un Consiglio federale diverso dal solito quello che andrà in scena oggi, a Roma. Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, l’ordine del giorno potrebbe essere sintetizzato così: come affrontare la crisi economica del calcio italiano aggravata dalla pandemia.

Un test importante per il presidente federale Gabriele Gravina, che troverà una maggioranza divisa: da una parte la Lega e i club di Serie A che andranno all’attacco chiedendo tagli e rinvii dei pagamenti degli stipendi, dall’altra i giocatori che dicono «non se ne parla» chiedendosi come le società chiedano di spalmare gli ultimi quattro stipendi della stagione, quando già in dieci hanno pagato aprile, e alcuni anche maggio.

La Lega chiederà il taglio di due mensilità ai calciatori. Il problema è che il consiglio federale non è competente sul tema. L’unica possibilità è sempre quella di ricorrere ad accordi individuali calciatori-società, club per club.

Quanto ai rinvii, invece, la Federcalcio dovrà comunque valutare la situazione magari concedendo un mini rinvio (non oltre il 30 giugno). Infine, l’ultimo punto fondamentale dell’ordine del giorno: il progetto “riduci debiti” che Gravina aveva annunciato nell’ultimo consiglio federale e che ora dovrebbe diventare norma.

In pratica, dal primo luglio, i club non potranno spendere di più di quanto fatto nell’ultima stagione agonistica. Il budget si riferisce al monte contrattuale (non è chiaro se nel conto si calcoleranno, e quanto, pure i premi) determinato dai contratti pluriennali in corso d’opera per la stagione 2021/22 e dai contratti che scadranno il 30 giugno.

Non si potrà spendere più del 100% di quanto fatto la stagione precedente. Per arrivare poi al 90% fra un anno e a 80% fra due. Altrimenti, niente mercato. A meno che non arrivi un aumento di capitale o una garanzia fideiussoria presentata dal socio di maggioranza.

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La Lega Serie A, da parte sua, non sarebbe però del tutto convinta. Gravina, comunque, non pensa a un salary cap unilaterale che sarebbe autolesionista senza una norma europea. Il senso della norma è un altro: si può spendere se il club se lo può davvero permettere.