Una italiana ai vertici Volkswagen

E’ una donna che ha forti legami con il nostro Paese il punto di riferimento dei lavoratori di Volkswagen, uno dei maggiori giganti industriali dell’intero panorama mondiale. Parliamo della 46enne…

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E’ una donna che ha forti legami con il nostro Paese il punto di riferimento dei lavoratori di Volkswagen, uno dei maggiori giganti industriali dell’intero panorama mondiale. Parliamo della 46enne Daniela Cavallo, tedesca di origini calabresi, che – racconta MF-Milano Finanza – è appena stata nominata nuovo capo del comitato aziendale (nei fatti il rappresentante dei lavoratori nel governo dell’azienda) dell’intero Gruppo.

La nomina significa inoltre che Cavallo siederà nel consiglio di sorveglianza del gigante di Wolfsburg, che nel mondo vanta 600mila dipendenti. E per dare un esempio di quanto importante sia questo ruolo basta tornare indietro di qualche anno quando il top management di Volkswagen voleva vendere Ducati.

La controllata italiana non era ritenuta strategica all’interno di un gigante delle quattro ruote. E, quindi, in un momento in cui Volkswagen aveva bisogno di soldi a causa dello scandalo Dieselgate, fare cassa sul mercato era ritenuta un’ottima opzione ai piani.

Volkswagen ricevette molte proposte per acquistare la casa di Borgo Panigale, soprattutto da fondi di private equity, ma l’obiezione dell’allora capo del comitato aziendale Bernd Osterloh – spiega MF – bloccò la vendita della controllata italiana.

Proprio di Osterloh la Cavallo è stata vice dal 2019 facendosi le ossa per poi succedere al suo mentore. «Ha fatto un lavoro eccellente in qualità di mio braccio destro negli ultimi due anni e mezzo», ha spiegato Osterloh in una intervista.

Ma chi è Daniela Cavallo? Nata a Wolfsburg nel 1975, la manager è figlia di un immigrato reggino arrivato in Germania negli anni settanta del secolo scorso per lavorare alla Volkswagen. Cavallo è poi entrata nella casa automobilistica nel 1994 con un contratto di formazione, proseguendo però a studiare economia aziendale.

Una volta assunta a tempo pieno, ha intrapreso sin da subito il percorso sindacale diventando membro del consiglio di fabbrica di Volkswagen 2002 e membro del consiglio di fabbrica generale di gruppo dal 2013. Ricordando le sue origini italiane, ha spiegato: «A casa per la verità si parlava calabrese. Papà mi disse che la Volkswagen era la migliore impresa, se ottieni un posto di apprendista, il tuo futuro è assicurato».

La sfida per Cavallo sarà quella di guidare Volkswagen e i suoi lavoratori nell’epoca della propulsione elettrica. Un’era industriale che secondo i più avrà bisogno di minore personale rispetto a quella del motore termico e quindi molto probabilmente imporrà alle aziende grossi tagli di posti di lavoro.

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«Mentre l’azienda è impegnata nel mezzo di un processo di cambiamento noi ci siamo dimostrati responsabili. Noi siamo per la continuità e la programmazione», ha spiegato Daniela Cavallo in una nota dopo la nomina.

Nello stesso tempo, sarà anche interessante osservare quale sarà il suo approccio nei confronti dei vertici aziendali. Se proseguirà lo stile brusco di Osterloh, che molte volte è entrato in conflitto aperto sia con i manager come Diess o con membri della famiglia proprietaria, la dinastia Porsche-Piech. Oppure se adotterà uno stile più morbido, per quanto però le sarà possibile.