Senza bandiera alle Olimpiadi? Le tappe dello scontro

Perché l’Italia sarà senza bandiera alle Olimpiadi? Tutto ruota intorno al tema della “autonomia” del Comitato Olimpico italiano rispetto alla politica. L’indiscrezione, lanciata da Repubblica, è che gli atleti italiani…

Perché l'Italia sarà senza bandiera alle Olimpiadi

Perché l’Italia sarà senza bandiera alle Olimpiadi? Tutto ruota intorno al tema della “autonomia” del Comitato Olimpico italiano rispetto alla politica. L’indiscrezione, lanciata da Repubblica, è che gli atleti italiani potranno partecipare alle prossime Olimpiadi ma senza poter utilizzare il tricolore e senza poter ascoltare l’inno in caso di vittorie.

In sostanza, l’Italia sarebbe esclusa dalle competizioni, con gli atleti nostrani in gara sotto la bandiera olimpica. Gli atleti azzurri gareggerebbero come a Mosca ’80 sotto la bandiera bianca con i cinque cerchi del Cio ma questa volta non per motivi di boicottaggio internazionale, bensì per un mancato decreto legge che renda autonomo il Coni dal governo nazionale.

Un caos nato già nel 2018, un impasse politico che ha radici lontane addirittura 27 mesi. Da dove nasce, quindi, lo scontro tra Italia e Cio? E perché si è arrivati fino a questo punto? In attesa della decisione ufficiale, che dovrebbe arrivare mercoledì nel pomeriggio, ripercorriamo le tappe della vicenda.

Si parte a fine 2018, quando, sotto il primo governo Conte (coalizione M5S-Lega), viene approvata la Legge di stabilità, con novità rilevanti per il Coni. Coni Servizi infatti diventa Sport e Salute e sostituisce il Coni stesso nel distribuire i finanziamenti pubblici alle Federazione e agli organismi sportivi: di fatto, quindi, il finanziamento dello sport passa sotto un ente politico. E qui nasce il contrasto con il Cio.

Perché l’Italia sarà senza bandiera alle Olimpiadi? La Carta Olimpica

La novità nella Legge di stabilità viola infatti la Carta Olimpica, l’insieme di regole e linee guida per l’organizzazione dei Giochi olimpici e il governo del movimento olimpico. In particolare, sono due i passaggi che contrastano con la riforma italiana: nel paragrafo 5 dei principi fondamentali si legge che le “Organizzazioni sportive aderenti al Movimento olimpico devono essere politicamente neutrali”, mentre al comma 6 dell’articolo 27 la Carta Olimpica recita: “I Comitati olimpici nazionali devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose o economiche che potrebbero impedire loro di adempiere alla Carta Olimpica”.

Nel giugno 2019 il Cio assegna a Milano-Cortina i Giochi invernali 2026, esprimendo preoccupazione per la riforma. Preoccupazione che aumenta ulteriormente ad agosto, quando, nonostante una richiesta di spiegazioni dal Comitato Internazionale, non arrivano rispsote. A fine agosto cade il primo Governo Conte, con il sottosegretario allo sport Giorgetti che viene sostituito dal Ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora.

Lo scontro prosegue, anche perché ad ottobre in Gazzetta Ufficiale viene pubblicato il Dpcm che indica le funzioni per il Ministro Spadafora, tra le quali “indirizzo e vigilanza sul Coni”, altro aspetto in violazione della Carta Olimpica. Il 3 marzo 2020, l’ufficio dello sport risponde al Cio garantendo che il Ministro Spadafora si sta adoperando attraverso la legge delega per “ripristinare l’indipendenza organizzativa del Coni e il pieno controllo del suo staff”.

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Perché l’Italia sarà senza bandiera alle Olimpiadi? Lo scontro Spadafora-Cio

Lo scontro poi si sposta in ambito politico, perché ad agosto 2020 il M5S contesta alcuni passaggi in una delle bozze del decreto legge: Spadafora minaccia le dimissioni, ma Conte ricuce lo strappo. A settembe, dopo che l’esecutivo Cio in un report sottolinea che dall’Italia “non c’è alcun risultato concreto”, il Coni approva un documento che contesta la riforma dello sport ideata dal Ministro, mentre Bach “non esclude sanzioni” per l’Italia, sottolineando inoltre di non aver ricevuto risposte alle diverse lettere inviate a Spadafora.

Bach così, a metà ottobre, scrive direttamente al Premier Conte e sottolinea che le leggi in vigore “non consentono più al Coni…di operare in accordo alla Carta Olimpica”. Gli ricorda l’incontro del 24 giugno 2019 e chiede un “suo urgente intervento” per risolvere la situazione, ma da Conte non arriva nessuna risposta.

Intanto prosegue il percorso della riforma dello sport di Spadafora, di cui vengono approvati dal CdM 5 decreti ma salta quello su governance del movimento e autonomia Coni. A fine novembre scade la legge delega sullo Sport, il Cio chiede nuovamente interventi e scrive ancora a Conte chiedendo di “concordare col Coni una soluzione reciprocamente accettabile” per “concentrarsi pienamente sulla preparazione degli atleti ai Giochi e svolgere i propri obblighi” del contratto di Milano-Cortina, ma dal premier ancora nessuna risposta.

Il 29 dicembre Spadafora dichiara: “La soluzione l’avevamo trovata con un decreto sulla governance dello sport ma le forze politiche hanno deciso di non attuarlo: riproporrò quel decreto, vedremo se in cdm si troverà una convergenza”. Il 30 dicembre, infine, viene approvata la legge di Stabilità, approvato il Decreto Milleproroghe, inizia la crisi politica e del decreto si perdono le tracce.

Perché l’Italia sarà senza bandiera alle Olimpiadi? Il rischio verso Tokyo

Riguardo l’autonomia del Coni dal governo e la possibilità di evitare sanzioni da parte del Cio “si può ancora risolvere questa situazione, fino al 27 gennaio (ultimo Esecutivo del Cio prima delle elezioni di marzo, ndr) abbiamo tempo per farlo”, ha detto oggi il presidente del Coni Giovanni Malagò, intervenendo in videoconferenza all’audizione presso le Commissioni riunite VII, VIII e IX della Camera dei Deputati.

“Il Cio – ha aggiunto Malagò – non chiede nulla di diverso da ciò che il governo italiano si è sempre impegnato di fare, per la prima volta il 24 giugno 2019 quando l’Esecutivo ha firmato l’host city contract per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026”.

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Secondo il presidente del Coni “ci siamo ridotti così perché la società Sport e Salute, diventata emanazione del governo, nel frattempo non ha scorporato le funzioni del Coni: pianta organica e asset. Nell’ambito delle sue funzioni, il Coni non può dipendere da una società del governo”. Concludendo, il numero uno dello sport specifica: “Credo che c’è la volontà di sistemare la situazione ma per colpa della politica questo discorso in 27 mesi non è stato risolto”. Solo che ora il tempo davvero stringe: mercoledì pomeriggio il Cio deciderà, ma il rischio concreto rimane che l’Italia non ci sia la prossima estate a Tokyo.

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