Avv. Capello: «Decreto Crescita, il calcio attende una risposta dalla politica»

Decreto Crescita sportivi – L’avvocato Pierfilippo Capello, partner dello studio legale Osborne Clarke e specializzato nelle tematiche di diritto sportivo, ha commentato per Calcio e Finanza lo stop da parte dell’Agenzia delle entrate alla…

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Decreto Crescita sportivi – L’avvocato Pierfilippo Capello, partner dello studio legale Osborne Clarke e specializzato nelle tematiche di diritto sportivo, ha commentato per Calcio e Finanza lo stop da parte dell’Agenzia delle entrate alla norma relativa alle agevolazioni fiscali per gli sportivi professionisti.

L’intervento dell’avvocato Capello:

Nella giornata di ieri 28 dicembre l’Agenzia delle Entrate ha emanato la Circolare 33/E che, in oltre 40 pagine, fornisce una serie di chiarimenti sul cosiddetto “regime agevolato degli impatriati” alla luce delle modifiche apportate dal Dl n. 34/2019 (Decreto Crescita) e dal Dl n. 124/2019 (Decreto fiscale).

In generale, il regime speciale per lavoratori impatriati introdotto dal Dlgs n. 147/2015, prevede che per i cinque anni successivi al trasferimento in Italia della residenza fiscale al lavoratore dipendente sia applicata una tassazione agevolata.

I Dl n. 34/2019 e 124/2019 hanno poi modificato il regime, incrementando la percentuale di abbattimento dell’imponibile fiscale dei redditi agevolabili dal 50% al 70%. Per i lavoratori professionisti sportivi, la percentuale dell’imponibile fiscale è stata fissata al 50%.

Proprio grazie a tale possibilità, dall’entrata in vigore della norma le società di calcio italiane hanno potuto proporre a giocatori e allenatori stranieri, come a italiani intenzionati a rientrare in Italia, contratti molto alti che, senza la fiscalità agevolata, non sarebbero state in grado di sostenere.

Prima di analizzare il contenuto della Circolare dell’Agenzia, ricordiamo che la “circolare” è uno strumento con il quale l’Agenzia fornisce istruzioni ai propri uffici territoriali in merito alle interpretazioni di una o più fattispecie.

La circolare è cioè un atto interno dell’Agenzia, un’opinione che potrebbe essere disattesa in sede di giudizio in caso di contenzioso; d’altra parte, è chiaro che gli uffici territoriali si muoveranno agendo proprio sulla base della circolare, e che i procedimenti di accertamento saranno condotti sulla base di quanto contenuto nella medesima circolare.

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Pierfilippo Capello

Nella circolare 33/E l’Agenzia prende in esame un passaggio della normativa specificamente diretta ai lavoratori sportivi (art. 16, comma 5-quater, inserito nell’art. 5, comma 1, lettera d) del Decreto Crescita), laddove si prevede che le società debbano destinare ai “settori giovanili” lo 0,5% della base imponibile.

L’articolo che prevede tale obbligo prevede altresì che le modalità del relativo adempimento sano determinate “con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dell’Autorità di Governo delegata per lo sport e di concreto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono definiti i criteri e le modalità di attuazione […]”.

Tuttavia, a oggi, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non è stato emanato: secondo la lettura dell’Agenzia delle Entrate, tale lacuna renderebbe inapplicabile la normativa ai lavoratori sportivi, per i quali si dovrebbe quindi applicare la fiscalità ordinaria.

Decreto Crescita sportiviQuali sono le conseguenze della posizione dell’Agenzia delle Entrate sul calcio italiano?

Le società si trovano a dover valutare quali posizioni prendere in merito a due principali ordini di problemi.

In primo luogo, una società di calcio che abbia sotto contratto giocatori o allenatori ai quali si applichino i principi del Decreto Crescita dovrà decidere a quale normativa fare riferimento per i pagamenti delle mensilità degli stipendi di dicembre – che dovrebbe avvenire in queste ore – e dei mesi a venire.

Se la società volesse conformarsi alla circolare, i pagamenti dovrebbero essere effettuati senza le agevolazioni e pertanto applicando le aliquote ordinarie, con un impatto non indifferente sui conti già in grande sofferenza delle società di calcio. Questo, nel caso in cui i contratti degli stranieri siano stati redatti prevedendo delle clausole a tutela del “netto” in caso di mutate condizioni fiscali.

Viceversa, la società dovrebbe procedere a una riduzione del netto da corrispondere al giocatore, che si troverebbe improvvisamente a percepire molto meno di quanto previsto, con le prevedibili conseguenze per il rapporto tra la società e il giocatore stesso.

In secondo luogo, le società dovranno decidere come gestire tutti i pagamenti del 2020, effettuati fino a oggi confidando nella applicabilità del regime agevolato.

La scelta più conservativa sarebbe quella di procedere con il ravvedimento operoso, integrando tutti i pagamenti passati e aggiungendovi le relative sanzioni: anche in questo caso, l’impatto per le casse della società sarebbe enorme (anche se molti esperti stanno proprio in queste ore verificando se e in che misura si possa evitare di pagare immediatamente l’intero ammontare delle somme ipoteticamente dovute).

L’alternativa sarebbe quella di non procedere all’integrazione del ravvedimento operoso, con il rischio concreto di un controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate e del successivo contenzioso.

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Inoltre, ricordiamo brevemente che le società di calcio, al momento dell’iscrizione al campionato e, eventualmente, alle competizioni europee, forniscono un budget in forza del quale dimostrano la sostenibilità degli impegni finanziari previsti: è evidente che la posizione dell’Agenzia delle Entrate potrebbe portare allo “sforamento” dei budget.

Infine, ci si domanda come tutto ciò potrà influenzare il prossimo mercato: molte squadre stanno da settimane, se non mesi, lavorando a trasferimenti di giocatori per i cui contratti si presupponeva fosse applicabile il regime agevolato: è lecito prevedere che molti trasferimenti saranno messi in stand by in attesa di chiarimenti e sviluppi.

Decreto Crescita sportivi – Quali sono le prospettive?

L’atto che potrebbe risolvere il problema alla radice sarebbe l’emanazione del DPCM previsto dalla norma, un atto di non particolare complessità e che non necessiterebbe di un iter eccessivamente articolato. Il “sistema calcio” attende una risposta dalla politica.