Serie A e Boxing Day, il fallimento di un successo

Boxing Day Serie A – Anche per il 2020 la Premier League inglese si prepara a scendere in campo per il tradizionale Boxing Day. Sfide come quella tra Leicester…

Boxing Day Serie A

Boxing Day Serie A – Anche per il 2020 la Premier League inglese si prepara a scendere in campo per il tradizionale Boxing Day. Sfide come quella tra Leicester e Manchester United, così come il derby tra Arsenal e Chelsea accenderanno il 26 dicembre degli appassionati di calcio nel Regno Unito, ma non solo.

Un tentativo – se ne escludiamo un paio tra gli anni ’60 e ’70 – durato solamente lo spazio di una stagione in Italia. Due, se consideriamo i quarti di finale della Coppa Italia 2017/18 andati in scena il 26 (Lazio-Fiorentina) e il 27 dicembre (Milan-Inter) del 2017.

Nella stagione successiva, quella 2018/19, il massimo campionato italiano aveva optato per un turno proprio sul modello Premier League. Una giornata di solo calcio, aperta da Frosinone-Milan alle 12.30, proseguita con cinque gare alle 15 e tre alle 18, e chiusa alle 20.30 dal big match tra Inter e Napoli, a San Siro (quest’ultima sfida purtroppo ricordata anche per gli scontri tra tifosi fuori dal “Meazza” e la morte di Emanuele Belardinelli, ultras del Varese, oltre che per i cori razzisti all’indirizzo di Koulibaly e la chiusura di San Siro per due giornate).

Boxing Day Serie A – I dati sugli spettatori

Tuttavia, i risultati di quell’abbuffata di calcio avevano raccontato la bontà della scelta di scendere in campo durante le feste. Oltre 254 mila spettatori si erano recati allo stadio per seguire gli incontri, con una media pari a 25.405 tifosi a partita (a fine anno la media della Serie A sarà pari a 25.068 spettatori a partita, la più alta dalla stagione 2009/10).

In particolare, sei società – tra quelle ospitanti – avevano fatto registrare un numero di spettatori superiore alla loro media stagionale fino a quel momento:

  • Frosinone (15.217 contro il Milan, media prima della gara 13.088)
  • Atalanta (19.787 contro la Juventus, media 18.661)
  • Cagliari (15.777 contro Genoa, media 15.165)
  • Fiorentina (31.767 contro Parma, media 31.419)
  • Torino (20.047 contro Empoli, media 19.221)
  • Inter (63.946 contro Napoli, media 62.073).

Quattro invece i club che avevano fatto registrare una media inferiore, con una differenza apprezzabile solamente nei casi di Roma e Bologna:

  • Bologna (19.230 contro Lazio, media 21.511)
  • Sampdoria (19.190 contro Chievo, media 19.396)
  • Roma (35.893 contro Sassuolo, media 38.889)
  • Spal (13.195 contro Udinese, media 13.611).

Boxing Day Serie A – I dati sugli ascolti tv

Anche davanti ai teleschermi il pubblico non era mancato, stando almeno ai dati resi noti all’epoca da Sky Sport. Nell’intera giornata di Santo Stefano, sono stati oltre 670 mila gli spettatori medi che hanno scelto i canali della pay tv del gruppo Comcast, con il 6% di share.

In particolare, la Serie A si era distinta con 5 milioni di spettatori medi cumulati per i match della 18esima giornata. Buoni risultati in termini di ascolto per le partite delle 15 (tra cui Atalanta-Juventus e Diretta Gol), che hanno raccolto in media 1 milione 847 mila spettatori. In prime time, Inter-Napoli è stata vista da 2 milioni 251 mila spettatori medi.

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I 5 milioni di media sono stati superiori ai 4,8 milioni medi fatti registrare in Tv ogni giornata dalla Serie A nel girone d’andata (91,5 milioni totali nelle prime 19 giornate), considerando inoltre che nel conteggio del Boxing Day non apparivano gli ascolti medi delle sfide andate in onda su DAZN.

Insomma, guardando solamente ai numeri ci sarebbero state ottime ragioni per riproporre il format nelle stagioni successive. Tuttavia, la Serie A – dopo una serie di ragionamenti – aveva optato per un ritorno al passato, “liberando” le feste dal pallone.

Secondo indiscrezioni, l’analisi “costi-benefici” dell’operazione Santo Stefano aveva portato i consiglieri di Lega a prendere questa decisione: i risultati ottenuti non sarebbero stati tali da compensare le polemiche legate alla rottura di certe abitudini.