Non solo «emergenza sanitaria da Covid-19, che ha inevitabilmente impattato sulla operatività aziendale e sui risultati economico-finanziari, ma anche ai provvedimenti legislativi che, negli ultimi anni, hanno progressivamente eroso i ricavi da canone per la Concessionaria rendendo così sempre più incerte le risorse con cui far fronte agli impegni della missione di servizio pubblico».
Così l’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, ha parlato degli eventi che rendono necessari «interventi di carattere straordinario, come mai accaduto in passato», tra i quali anche una «riperimetrazione complessiva (anche in termini occupazionali, con le inevitabili ricadute sociali)» della Tv di Stato.
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L’ad ha scritto una lettera, inviata alla Commissione di Vigilanza, in cui spiega che «l’evoluzione inerziale delle risultanze del quadriennio 2020-2023 evidenzia una situazione economico-finanziaria tendenzialmente non sostenibile. In tale quadro, prosegue Salini, per fronteggiare le severe criticità, la Rai ha già individuato e avviato una serie di significativi interventi che coinvolgono l’Azienda nel suo complesso».
In particolare «offerta: razionalizzazione del palinsesto; fiction: rimodulazione del piano annuale; diritti sportivi: rinegoziazione di alcuni contratti; staff e servizi: razionalizzazione dei costi esterni; immobiliare: razionalizzazione delle locazioni e smart working; personale: razionalizzazione delle componenti variabili del costo del lavoro».
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Anche lo sport dunque al centro di quella che appare come una vera e propria rivoluzione per la Tv pubblica. Oltre alla rinegoziazione dei contratti per i diritti Tv, Salini è tornato a parlare delle ipotesi «di chiusura del canale Rai Sport e valorizzazione degli eventi sportivi principali sui canali generalisti» e di «accorpamento dei Canali Rai 5 e Rai Storia in un unico canale tematico dedicato alla cultura che garantisca più ampia attrattività in termini di contenuti editoriali».
«Tali ipotesi – ricorda Salini – sono state portate all’attenzione del Consiglio di Amministrazione con l’obiettivo di poter disporre di un quadro di riferimento per una valutazione più approfondita dei relativi impatti, soprattutto nel non auspicabile caso in cui Rai non riesca a recuperare i 16 euro di canone per singolo utente, quota che oggi viene destinata ad altre voci del bilancio pubblico, nonostante si tratti di una imposta di scopo».