«Normalità significa che il nostro Paese per una serie di ragioni stia ritornando a riconquistare spazi e capacità di relazione. Manca l’ultimo tassello per quanto ci riguarda, ma credo che se l’evoluzione così positiva della curva epidemiologica ce lo consentirà vedere i nostri tifosi all’interno degli stadi credo sia l’ultimo tassello e credo che potrebbe dare il senso reale di un ritorno alla normalità».
E’ tornato a parlare così Gabriele Gravina – presidente della FIGC – ospite di Radio anch’io Sport su Rai Radio1, a proposito del ritorno dei tifosi negli stadi. L’attuale DPCM vieta l’ingresso degli spettatori alle manifestazioni sportive fino al 14 luglio, motivo per cui Gravina spera di aprire le porte ai tifosi per le ultime 5-6 giornate di campionato.
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Il tema è nuovamente d’attualità dopo la riapertura dei grandi parchi giochi, e considerando la ripresa dell’attività di cinema e teatri. Inevitabili le regole sul distanziamento sociale, ma si tratta di segnali che il calcio punta a far propri.
Far rispettare le distanze e vigilare sul pubblico non appare generalmente complicato, eccezion fatta per le curve, dove il lavoro per gli steward risulterebbe più complicato. In ogni caso, un ritorno dei tifosi potrebbe coincidere solo con un riempimento parziale degli impianti, dal 10% al 25%.
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Come spiega il Corriere dello Sport, i club sarebbero dunque costretti a fare delle scelte perché la percentuale di abbonati in molti stadi supera di gran lunga il 25% di capienza. Per questo l’idea più ricorrente è quella di dare priorità alle aree hospitality, i posti venduti agli sponsor.