Il calcio, almeno per quanto riguarda la Serie A, sta provando a ripartire ed è per questo che i club hanno provveduto a far eseguire i test medici ai propri calciatori, da cui sono emergi alcuni casi di positivi al Coronavirus. Non ci sono ancora alcune certezze sulla ripresa del campionato, ma l’obiettivo degli screening è proprio quello di far sì che tutto possa avvenire in sicurezza per tutti. Su questo aspetto vigila anche Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori: “E’ l’uniformità dei comportamenti che garantisce la sicurezza. La gestione della positività di un calciatore non può essere diversa da quella che riguarda altri ambiti del Paese. Ci saranno dei protocolli, in questo senso, che dovranno essere confermati da chi ci autorizzerà a tornare a fare l’attività. Questo però ce lo dovranno dire i medici” – ha detto l’ex calciatore Fanpage.it, che ha affrontato il nodo della gestione di un eventuale caso di positività tra i calciatori alla ripresa degli allenamenti.
I test eseguiti in questi giorni restano un aspetto importante. “Si sono evidenziati nuovi casi di positività, perché è stato fatto uno screening pre-allenamento – ha sottolineato il presidente dell’Aic – come giusto che sia in questo momento, e i positivi verranno isolati. Sappiamo che non tutte le squadre hanno fatto già i test, per problemi logistici. Al di là dei nuovi casi, è la prolungata positività di alcuni calciatori, andati oltre le tre settimane, ad aumentare il livello di preoccupazione”.
Proprio questa situazione ha portato a mettere in evidenza timori sulla ripresa: “Stiamo parlando di persone come le altre. Sono timori legittimi – ha commentato Tommasi – specialmente nei riguardi dei familiari. Sappiamo che è un sentimento condiviso a livello europeo, ci confrontiamo ogni settimana con gli altri sindacati dei calciatori. L’attenzione a questo tema è inevitabile e credo sia anche il motivo per cui non si sta giocando a calcio. I governi non autorizzano questo tipo di attività perché sono a rischio. Le valutazioni nel caso del calcio sono più ampie per il grande indotto e l’elevato numero di lavoratori e famiglie che coinvolge. C’è da capire quanto questi rischi siano calcolabili“.