Anche il Barcellona, così come gli altri club calcistici europei, si trova a dover fare i conti con l’impatto del Coronavirus sull’economia societaria. Jordi Cardoner, vicepresidente blaugrana, ha parlato nel dettaglio della situazione dei catalani in un’intervista rilasciata a ESPN.
La società è al lavoro per trovare nuove fonti di ricavo, che vadano a colmare le mancate entrate. Tra queste rientra la volontà di cedere i naming rights del Camp Nou, che per la prossima stagione andranno però a sostenere la lotta all’emergenza sanitaria.
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Tuttavia, Cardoner spiega che con l’eventuale sponsor si potrebbe raggiungere un accordo anche per «altri 25 anni. Il primo anno per il Coronavirus e i prossimi 25 anni per motivi commerciali, con i diritti sulla denominazione del Camp Nou», ha sottolineato.
Cardoner ha analizzato nel dettaglio le difficoltà del club. Ha spiegato che i ricavi da stadio e dai tour del museo hanno fatto registrare un calo di 50 milioni di euro, mentre 39 milioni in meno si legano ai diritti tv. In diminuzione (20-25 milioni) anche i ricavi commerciali, per un danno totale stimato tra i 120 e i 140 milioni.
«Questo è certo, quello che sappiamo oggi. Questi milioni saranno parte delle nostre perdite alla fine dell’anno», ha detto Cardoner, certo del fatto che quest’anno il club farà registrare una perdita, e che gli investimenti saranno ridotti.
La riduzione degli stipendi dei calciatori – il 72% in meno da marzo a fine stagione – aiuterà in parte il club a ridurre l’impatto dell’emergenza e a continuare a pagare tutti i circa 500 dipendenti non tesserati.
A livello di debito, Cardoner segnala che quello del Barcellona ammonta a circa 460-470 milioni di euro. Il vicepresidente sottolinea che sia gestibile e osserva che ammonta a circa la metà dei ricavi annuali, mentre un decennio fa il debito era quasi pari ai ricavi societari.
In ogni caso, i profitti complessivi del club per 190 milioni di euro tra il 2011 e il 2019 rendono più facile il sostegno delle perdite che saranno registrate in questa stagione, «poiché la nostra situazione economica di base è solida, e tutto questo non ci influenzerà come probabilmente accadrà ad altri club».