Da retrocessioni a diritti tv, cosa succede in caso di stop

La data per la ripresa degli allenamenti collettivi è stata fissata al 18 maggio, ma ripartire con le sedute non garantisce il ritorno in campo delle squadre. La Serie…

Regolamento autogol Serie A 2020 2021

La data per la ripresa degli allenamenti collettivi è stata fissata al 18 maggio, ma ripartire con le sedute non garantisce il ritorno in campo delle squadre. La Serie A prepara dunque un “piano B” nel caso in cui il tanto agognato ritorno alle partite non si dovesse concretizzare.

La UEFA punta inizio agosto per la fine dei campionati nazionali, con il weekend della ripresa che potrebbe essere il primo o il secondo del mese di giugno. Il poco tempo a disposizione costringe a pensare a una soluzione alternativa (playoff e playout) da comunicare entro il 25 maggio.

Tuttavia – scrive La Gazzetta dello Sport – se le condizioni generali rendessero impossibile la ripartenza vanno definiti altri percorsi. Congelare la classifica sarebbe l’opzione più probabile, senza Scudetto e con le prime sei in Europa. Cambierebbero però le retrocessioni.

In uno scenario verrebbero congelate e la Serie A 202/22 si aprirebbe a 22 squadre, cioè alle 2 che salirebbero dalla B (che annullerebbe i playoff). Altra ipotesi è la retrocessione delle ultime due e altrettante due promozioni dalla B.

Capitolo diritti tv. Oggi i club sono concordi all’unanimità nel negare sconti o dilazioni ai titolari dei diritti. Le condizioni però cambierebbero in caso di definitivo stop alle competizioni: in questo caso sarebbero le società a non consegnare il prodotto stabilito dagli accordi sottoscritti.

Qui si aprirebbe una trattativa per rinegoziare termini e cifre. Lo sconto potrebbe coinvolgere la stagione 2021/22, l’ultima compresa nel contratto triennale, ma tutto resta ovviamente ancora da stabilire. In caso di stop definitivo, Sky chiederebbe uno sconto alle società di 255 milioni. Taglio che i club dovrebbero nel caso riconoscere anche agli altri licenziatari per un mancato incasso complessivo di 440 milioni.

Senza ritorno in campo anche la questione stipendi verrebbe rivista. Senza incassi per le società sarebbe impossibile pagare gli ingaggi dei calciatori e il taglio verrebbe quantificato in base alle perdite complessive, come molti club stanno già valutando con i propri tesserati al fine di raggiungere un accordo condiviso.

Dato che sarebbe il governo a decidere per lo stop definitivo, le società avrebbero validi argomenti da opporre ai calciatori: sempre che non sia il governo stesso a riconoscere uno strumento legislativo che autorizzi le società a intervenire sulla decurtazione degli stipendi. Ma anche in questo caso si prevede una lunga e complessa negoziazione con la controparte. Lo scenario più probabile, se il governo non autorizzerà la ripresa, resta quello di un taglio sostanzioso.