La Bundesliga come il "revenue sharing" in Nba

L’emergenza sanitaria che sta travolgendo il mondo sportivo in questo momento non ha precedenti e l’assetto economico delle federazioni che governano i campionati nazionali sta subendo alterazioni importanti e…

FC Bayern Muenchen v VfL Wolfsburg - Bundesliga

L’emergenza sanitaria che sta travolgendo il mondo sportivo in questo momento non ha precedenti e l’assetto economico delle federazioni che governano i campionati nazionali sta subendo alterazioni importanti e significative.

La Federazione Calcistica tedesca in questo frangente risulta essere una delle più attive per cercare di salvaguardare l’integrità finanziaria delle società di 1. e 2.Bundesliga: la notizia di questa settimana è che le società della 1.Bundesliga partecipanti alla Champions League 2019/20, Bayern Monaco, Borussia Dortmund, RB Lipsia e Bayer 04 Leverkusen, parteciperanno attivamente ad un fondo di sostegno economico verso le altre società delle leghe di cui sopra raccogliendo 20 milioni di Euro totali derivanti dai diritti televisivi nazionali non ancora distribuiti e ad una partecipazione volontaria dei club (per maggiori dettagli: https://www.calcioefinanza.it/2020/03/26/bundesliga-fondo-di-solidarieta-top-club/).

Tal meccanismo naturalmente ha carattere straordinario in questo momento di crisi che sta travolgendo tutte le discipline sportive mondiali, compresa l’NBA, anch’essa con una stagione in sospeso, ma dove tale sistema di sostenimento finanziario gioca un ruolo fondamentale.

Tradotto alla lettera come “spartizione dei ricavi”, il Revenue Sharing è l’equivalente di quello che è successo in Germania con una valenza diversa in quanto risulta essere un componente dell’orchestra che suona la sinfonia del Salary Cap, il tanto decantato e famoso tetto salariale che promuove l’omogeneità competitiva.

Alcune previe nozioni: il Basketball Related Income è il posto dove vengono parcheggiati i ricavi generati dalla Lega e dalle squadre che la compongono, esso è di notevole importanza in quanto è il punto di partenza per il calcolo effettivo del Salary Cap, ovvero la cifra massima spendibile in stipendi per ogni squadra. Nel caso in cui una società elargisse salari per una cifra superiore al limite consentito dal tetto salariale, tale club dovrà pagare una multa, la Luxury Tax, per ogni dollaro sforato; la destinazione di tali multe sono le tasche dei club che non hanno sforato il limite.

Le società con ricavi elevati come i New York Knicks e i Los Angeles Lakers aumenterebbero il valore del Basketball Related Income se il Revenue Sharing venisse considerato per il calcolo, e di conseguenza si alzerebbe anche il valore del Salary Cap il quale renderebbe tale cifra poco abbordabile per le squadre che fanno parte di un mercato di più basso respiro come gli Charlotte Hornets (anche se il presidente della franchigia è Michael Jordan).

Per questo motivo il Revenue Sharing lavora di pari passo con il CBA (Collective Bargaining Agreement), il contratto di lavoro collettivo, nel quale vengono elencate norme e clausole di funzionamento del campionato, compreso il Salary Cap, con il singolo scopo di combattere ed evitare la disparità economica, che sul campo si traduce in disparità del talento e quindi in una concentrazione dei risultati nei palmares di poche squadre.

Concretamente, il Revenue Sharing è il sistema che aiuta a redistribuire le risorse dalle squadre con un giro d’affari elevato a quelle che lavorano su mercati con una dimensione più ristretta, sempre con l’intenzione di salvaguardare sostenibilità e redditività. In altre parole, se il Revenue Sharing avesse una faccia sarebbe quella di Robin Hood. Nella stagione 2013/14, 153 milioni di Dollari sono stati distribuiti alle cosiddette small market teams.

Operativamente, ogni società contribuisce a questo fondo con una percentuale equa al proprio giro d’affari ed in seguito riceverà un controvalore nella misura pari alla differenza con un trentesimo del valore stesso del fondo. Per cui, le small market team, che avranno ricavi sotto la media, risulteranno beneficiarie del Revenue Sharing in quanto la percentuale del proprio giro d’affari tradotta in dollari sarà inferiore all’un trentesimo del fondo. Per le large market teams il discorso sarà opposto. Per cui, ipoteticamente, tramite questo sistema i Los Angeles Lakers andrebbero a finanziare le casse degli Charlotte Hornets.

L’impegno economico di ogni società al fondo sarà la percentuale media dei ricavi che i club destinano al pagamento dei salari. Naturalmente ogni società deve mantenere stabile il proprio giro d’affari e rendere al massimo l’attività sportiva per poter beneficiare totalmente dei benefit derivanti dal Revenue Sharing: il range è del 65% (come i New Orleans Pelicans) fino al 160% (New York e Brooklyn). Se una società conducesse il proprio business sotto le proprie potenzialità per poter avere un maggior beneficio dalla redistribuzione, la Lega stessa interverrà per riportare il giro d’affari alla quota di mercato che gli appartiene. Nel caso non fosse abbastanza e la società operasse al di sotto delle proprie potenzialità, i benefit del Revenue Sharing inizierebbero in parte a venire meno.

Come detto in precedenza, nel contesto sportivo europeo operazioni del genere hanno carattere del tutto straordinario in confronto agli sport made in USA dove l’integrità economica è importante e la salvaguardia della competitività è fondamentale.