«Mi pare che cercare una soluzione che permetta a San Siro di non essere abbattuto sia una cosa condivisa dalla maggior parte della cittadinanza». Esordisce così il sindaco di Milano Giuseppe Sala nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport sul tema San Siro.
«Quando mi dicono “Non sei contento? Mettiamo 1,2 miliardi e diamo tanto lavoro”. Io rispondo sì, nella misura in cui si costruiscono cose di cui la città ha bisogno. Io capisco perfettamente le società che puntano ad aumentare i ricavi da stadio, ma mi resta un dubbio. Si parla di stadio oppure di una operazione immobiliare che va molto al di là dello stadio?», ha proseguito.
«Il nostro Piano di Governo del Territorio prevede un indice di 0,35 più le funzioni accessorie. Detto ciò, con lo 0,35 offriamo 90 mila metri cubi e abbiamo altri terreni in zona. La mia fermissima convinzione è che ciò che offriamo non sia per niente poco e permetta di edificare molto».
«No mascherato? Niente affatto. Come amministratore devo tutelare il patrimonio affidatomi. Oggi San Siro è valutato 100 milioni e il Comune incassa una decina di milioni di affitto. In futuro avrei zero di affitto per 30 anni e un impianto che diventerebbe nostro dopo 90 anni, quindi praticamente mai. Se seguo le richieste dei club senza fare una piega sono un buon amministratore? E mi resta il dubbio che verrebbe anche la Corte dei Conti a prendermi per il “coppino”, dicendomi che sto buttando via un patrimonio».
«Trasferimento a Sesto? Se andassero a Sesto sarebbe estremamente sbagliato, ma poi decidono loro. Sarebbe un guaio per entrambe le parti, io come sindaco rimarrei col “cerino in mano” di San Siro».
«Prossimi passi? Le Belle Arti danno il loro parere quando vedono un progetto. Prima dobbiamo parlare coi club, poi i tempi successivi si possono abbreviare. Se si passa dal dialogo fra avvocati al dialogo fra tecnici si possono trovare soluzioni».