Ormai da tempo l’Atalanta è una delle società più all’avanguardia nell’attenzione dei confronti dei ragazzi ed è proprio in quest’ottica che il club bergamasco ha inaugurato nella giornata di oggi l’Accademia “Mino Favini”, un edificio polifunzionale su due piani al servizio del settore giovanile dell’Atalanta già completato entro aprile nel Centro Sportivo Bortolotti di Zingonia.
Presenti i figli del “Mago di Meda”, scomparso lo scorso 23 aprile, responsabile del vivaio nerazzurro per un quarto di secolo fino al 2015, Giorgio e Stefano, la nipote Francesca e il presidente del settore tecnico della Figc Demetrio Albertini.
Il presidente Antonio Percassi ha ricordato il primo incontro con Favini, che ha avuto la capacità di scoprire diversi talenti: “Durante la mia prima presidenza chiesi al dirigente storico Franco Previtali chi fosse il miglior manager del settore giovanile: Mino Favini, mi rispose, del Como. Volevamo il numero uno e chiesi a Mino di farci diventare i più forti in Italia. Gli squadroni non avevano una politica e una cultura dei vivai. Favini aveva una qualità straordinaria nello scoprire i talenti. Ci ha cambiato la vita e le strategie societarie”.
Maurizio Costanzi, responsabile del vivaio atalantino, è il successore di Favini: “La mia scommessa iniziò qui 5 anni fa. Conobbi Favini 25 anni fa, ai miei inizi, e per me fu subito una figura di riferimento. Il primo anno, quando l’Atalanta mi chiamò, lo passai a imparare da lui. A nome di quanti lavorano per il settore giovanile, affermo che era un uomo in missione e noi la stiamo continuando”.
Una figura che raccoglie il plauso anche dell’allenatore della prima squadra Gian Piero Gasperini: “Dopo la mia prima stagione entusiasmante qui, ogni volta che veniva trovarci era una lezione di calcio e di comportamento. Citeneva all’educazione, aspetto che non va scisso dalla personalità. La scuola Atalanta è tecnica ed educazione, un suo tratto distintivo. Quando cominciai coi ragazzini alla Juventus mi trasmetteva già allora i valori di riferimento e lui era la mia pietra di paragone, il modello, la pietra miliare della mia carriera da tecnico”.
Importanti anche le parole di Albertini: “Da calciatore e da dirigente l’Atalanta è sempre stata un riferimento per i settori giovanili italiani. Ricordo Favini dai tempi di Como, era un amico e un papà che mi ha insegnato tantissimo. Come Figc abbiamo bisogno di eccellenze, il sistema calcio deve fondarsi su quelle. Il suo punto chiave era il costruire, insieme al senso di appartenenza, che significa sapersi comportare in campo e fuori. Alla sua memoria è stato intitolato il premio annuale al miglior responsabile del settore giovanile in Italia”.