Andriy Shevchenko è il protagonista della terza puntata di “Linea Diletta”, il nuovo format di interviste targato DAZN condotto da Diletta Leotta. Sheva ha innanzitutto risposto a due domande: come risponderebbe in una conferenza stampa (versione A), come risponderebbe tra amici (risposta B).
La prima curiosità coinvolge un tema che è di interesse di gran parte dei tifosi del Milan, ovvero se lui si senta davvero pronto per sedersi sulla panchina del Milan. Queste le due risposte:
A. “Io ce l’ho un lavoro, sulla panchina della nazionale, anche se il Milan fa parte della mia vita, ma in questo momento sono occupato”.
B. “Rino, stai facendo un grande lavoro, continua così. Beh sicuramente un giorno mi piacerebbe allenare il Milan: sono legatissimo alla società e ai tifosi. Adesso quasi tutti i miei ex compagni fanno gli allenatori, molti hanno allenato il Milan: magari tocca anche a me una volta”.
L’ex attaccante conosce certamente bene Gattuso, con cui ha condiviso tutti i successi in rossonero. Ma lui si sarebbe davvero aspettato di vederlo nelle vesti di allenatore del Milan?
A. “Rino ha sempre avuto qualità umane: da sempre di più per il gruppo, è un grande motivatore. Ha sempre avuto qualità personali importanti per essere allenatore“.
B. “Non mi aspettavo che Rino diventasse un tecnico completo. Soprattutto vedendo lui all’inizio: molto emotivo, litigava con tutti, arbitri e giocatori… adesso lui è trasformato e regge bene il lavoro”.
La chiacchierata con Diletta è stata l’occasione anche per raccontare un aneddoto su Alessandro Costacurta, con cui si è sviluppata una grande amicizia extra campo.
“Quella volta dopo due ore e mezza di allenamento, ero alla prima settimana al Milan, mi avvicinai a Billy Costacurta per chiedergli: quando inizia allenamento? Perché era tattica! Per me tattica era una passeggiata, pensavo che dopo avremmo fatto allenamento! Per cui davvero ho chiesto a Billy se poi sarebbe incominciato allenamento! Billy è un grande, ha riso e poi è andato a raccontarlo a tutti”.
Pur essendo riuscito a ottenere importanti successi, non sono mancati momenti difficili nella carriera di Sheva. È lui stesso a ricordarli. “Nella mia carriera mi sono sentito in un bunker parecchie volte. Uno dei momenti più difficili è stato il terzo anno al Milan, quando è arrivato Carlo Ancelotti. Io ho avuto un po’ di problemi fisici, poi quando ero pronto a tornare, la squadra stava andando bene con un altro schema, con una punta sola. Allora io son stato fuori per tre mesi, in quel momento è importante parlare con l’allenatore: Carlo mi motivava, mi spiegava che in quel momento non c’era spazio per me, ma sarebbe arrivato il mio momento e mi sarei dovuto tenere pronto. Dovevamo giocare una partita importantissima con il Real Madrid, lui due giorni prima mi ha spiegato che avrei giocato, sottolineando quanto era importante quella partita: io mi son sentito pronto, motivato e abbiam preparato partita benissimo, ho fatto gol, ho trovato più spazio, Carlo ha cambiato schema di gioco. Siam passati alle due punte e anno dopo abbiamo vinto Champions League”.
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