Procuratori contro la riforma, ricorso al Tar per l'esame da agenti

Un gruppo di procuratori sportivi ha notificato un ricorso al Tar del Lazio contro la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Coni, con cui si chiede l’annullamento, previa sospensiva,…

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Un gruppo di procuratori sportivi ha notificato un ricorso al Tar del Lazio contro la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Coni, con cui si chiede l’annullamento, previa sospensiva, del bando Coni relativo alla prova generale per l’iscrizione al registro nazionale degli agenti sportivi (in programma giovedi’ a Roma), nonché del Regolamento Coni degli agenti Sportivi approvato a luglio e per la dichiarazione di incostituzionalità della legge nella parte in cui “fa salva al validità dei pregressi titoli abilitativi rilasciati prima del 31 marzo 2015”.

Gli otto ricorrenti, rappresentati dall’avvocato Cesare Di Cintio, non contestano “il ripristino dell’esame in sè, quanto che le norme introdotte contemplano una evidente disparità di trattamento tra chi ha operato prima della liberalizzazione e chi, facendo affidamento sulla nuova normativa, ha iniziato ad esercitare l’attività, stabilendo l’obbligo di ottenere un preventivo titolo abilitativo solo per i secondi”, spiega il legale, come riportato dall’Ansa.

In pratica, i procuratori che hanno presentato ricorso contro la normativa emanata dal legislatore “lamentano di non poter più operare perchè sono state introdotte norme con effetto retroattivo che impongono oggi di acquisire un titolo per poter svolgere un’attività prima liberamente consentita. Gli attuali ricorrenti – ricorda ancora il legale – sono tutti agenti Figc che operano dal 2015, quando la professione è stata liberalizzata e che risultato lesi dalle nuove disposizioni che, in maniera selettiva, fanno salvi i diritti acquisiti dagli agenti fino al 2015 e obbligano invece quelli operanti sul mercato successivamente al 2015 a superare un nuovo doppio esame”.

“Noi non vogliamo assolutamente bloccare l’esame, ma solo evidenziare l’evidente disparità di trattamento e i possibili profili di illegittimità costituzionale”. In sostanza, conclude Di Cintio, “l’esame non dovrebbe quindi essere previsto per chi si è registrato dopo il 2015, così come gli agenti dotati di titolo abilitativo prima del 2015 sono stati esonerati dall’esame”, senza dimenticare che “l’attuale prova d’esame del Coni richiede inoltre conoscenze ben più ampie di quelle prima richieste di tipo soprattutto giuridico, articolate e complesse”.

Tra l’altro, conclude il legale, “nel 2018 non si è tenuta nessuna prova d’esame ed è del tutto evidente che il sistema congegnato col doppio esame di abilitazione lede il diritto dei ricorrenti che hanno esercitato l’attività di agente sino ad ora e si trovano privati di tale diritto all’improvviso, senza aver avuto nemmeno l’occasione di poter regolarizzare la propria posizione”.

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