Mirri salva il Palermo: «Ora serve un investitore»

Dario Mirri Palermo – Si chiama Dario Mirri, è palermitano ed è il pronipote di Renzo Barbera, ultimo grande presidente del club siciliano, al quale è stato intitolato lo stadio…

Campionato Serie A

Dario Mirri Palermo – Si chiama Dario Mirri, è palermitano ed è il pronipote di Renzo Barbera, ultimo grande presidente del club siciliano, al quale è stato intitolato lo stadio detto anche “La Favorita”. E’ lui l’imprenditore che ha salvato Palermo dalla penalizzazione, grazie a un’azione di salvataggio con la sua azienda, la Damir. Con una partnership che prevede un’esclusiva della pubblicità per i prossimi quattro anni ha garantito i 2,8 milioni di euro che servivano per il pagamento degli stipendi.

Palermo, accordo con la Damir: in arrivo 2,8 milioni

“La Gazzetta dello Sport” lo ha intervistato, e lui ha esordito così: «E’ il sogno di una vita, come se fossi riuscito a giocare nel Palermo. Vorrei, però, che fosse la storia della città, non la mia, spero di poter essere il testimone di un cambio culturale che possa coinvolgere anche altri: ho letto che Confindustria ha raccolto 1,2 milioni, ha 30 giorni per metterne un altro, perché tra un mese c’è un’altra scadenza. Io ho dato il mio contributo, ora ci vuole quello degli altri, sono pronto a concedere gratis gli spazi pubblicitari a chi porterà altri soldi tra un mese».

Ci è voluto un po’ prima della fumata bianca, e Mirri spiega il perché: «Il Palermo non ci forniva dei dati che sono arrivati soltanto domenica. Chiedevamo i numeri della raccolta pubblicitaria, numeri che vi dico in tutta franchezza: si tratta di 236.120 euro di spazi pubblicitari venduti in denaro e 455.470 di spazi pubblicitari in cambio merci. Abbiamo fatto un’analisi meramente economica: garantire quanto la società raccoglieva dalla pubblicità».


Poi Mirri ha aggiunto: «La natura dell’accordo è una concessione pubblicitaria che rispetto a circa 700.000 euro scarsi, di cui un terzo soltanto in soldi, a cui vanno tolti i costi dell’ufficio commerciale, delle commissioni di agenzia e della variabile incassi, garantisce 700 mila euro netti in soldi all’anno. La scommessa è che il Palermo resti in piedi per quattro anni, altrimenti rischio di aver buttato dalla finestra 2,8 milioni, se non arriva un acquirente entro 30 giorni. Serviranno altri 2,3 milioni e se qualcuno non arriva con questi soldi il pericolo è il fallimento».

L’imprenditore ha anche ottenuto una prelazione di 30 giorni per la vendita: «Sì ho dato questa disponibilità sotto forma di concessione pubblicitaria e in cambio ho chiesto la possibilità di accedere alle informazioni finanziarie per poter formulare una due diligence necessaria a chiunque voglia comprare il Palermo».

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Per quanto riguarda i nomi, si parla di Sgramola, che «è un nostro amico e ha una grande competenza tecnico-amministrativa in grado di poter rappresentare un quadro chiaro dei debiti del Palermo», ma non solo. Anche il nome di Preziosi circola con insistenza: «Sarebbe un piacere se un presidente come lui fosse interessato, ma ora ha interessi più a nord di Palermo. Credo che chiunque si avvicini a questo club debba conoscere i dati e la storia dice che Zamparini non li ha mai voluti fornire, solo quando le azioni sono passate in mano a Foschi e alla De Angeli è stato possibile e la prova è l’operazione che abbiamo concluso. L’ elemento nuovo è che i dati sulla situazione debitoria saranno resi noti».

Per ora, l’obiettivo principale è quello di vendere, che si tratti di un gruppo italiano o straniero (si parla di York Capital). Mirri si augura che ci siano molti interessati «in questi 30 giorni. La realtà è che ora la volontà è di vendere il club. Dobbiamo fare in modo che arrivi il miglior investitore possibile».

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