«La mia è stata una decisione che tutti in cda hanno condiviso». L’ex amministratore delegato del Milan Marco Fassone, attraverso il suo legale, si difende così dalle accuse di pedinamento nei confronti di quttro giornalisti e di alcuni dei dipendenti del club rossonero.
«L’attività investigativa era nota a tutto il cda – spiega l’avvocato Francesco Rotondi, come riportato da Repubblica – e quella decisione fu concordata e avallata dal consiglio per rispondere a una fuga di notizie. Una decisione collettiva, presa di comune accordo».
Per il legale di Fassone si trattò di «un’attività di indagine difensiva, lecita, normata dalla legge – prosegue Rotondi – Il mio assistito ha sempre riportato al cda, tanto che il nome della stessa società di investigazione venne suggerito da qualcun altro».
Secondo quanto riportato negli ultimi giorni, Fassone ai tempi della proprietà cinese del Milan avrebbe data incarico a un’agenzia investigativa privata, la Carpinvest srl, con l’obiettivo di arginare una presunta fuga di notizie e per capire come i cronisti fossero in grado di pubblicare notizie sulle mosse finanziarie del club.
Tutto sarebbe comincia nel gennaio 2018. Le notizie uscite sui giornali, tra le quali i dettagli economici e piani industriali della società e il mandato a Merrill Lynch per un nuovo prestito o anche un nuovo socio, avrebbero fatto infuriare gli allora vertici del Milan, convinti che a fornire le informazioni ai giornalisti sarebbe stata una talpa nel club. l mandato agli investigatori viene dato durante una riunione in sede, in cui sarebbe stato chiesto di fare “monitoraggio dinamico” (cioè pedinare) i quattro cronisti dal 19 febbraio al 2 marzo.