«I cori di Udine e Torino? Sono atteggiamenti assolutamente da perseguire. È triste vedere certe cose nel 2018 ma è la realtà dei fatti». Il designatore degli arbitri Nicola Rizzoli, ospite di “Radio anch’io sport” su Rai Radio 1, ha commentato così gli ultimi episodi negli stadi italiani.
«C’è una procedura ufficiale, stabilita da Fifa e Uefa, per punire gli episodi di razzismo e di discriminazione territoriale: l’arbitro deve fermare la gara per far trasmettere un annuncio pubblico – ha proseguito Rizzoli -. Il passo successivo è fermare di nuovo la gara, chiamare i giocatori a centrocampo e dare un altro annuncio. Se non ci sono le condizioni l’arbitro fa rientrare le squadre negli spogliatoi, la gara viene sospesa e la palla passa al responsabile dell’ordine pubblico che decide se sospendere la partita».
Per quanto riguarda il Var, la seconda stagione di applicazione in serie A sta producendo effetti che solo in parte vanno nella direzione auspicata, secondo Rizzoli. Dopo un terzo di campionato si sono dimezzati i rigori «mentre nella prima stagione erano aumentati del 5%». D’altra parte «le simulazioni sono diminuite del 40%». E’ evidente che «i giocatori in area di rigore stanno più attenti perché sanno che c’è un controllo maggiore, sia i difensori che gli attaccanti, che evitano di ricorrere alle simulazioni».
Sull’altro piatto della bilancia c’è «l’aumento delle ammonizioni per proteste (+20%). L’anno scorso la novità aveva attenuato tali atteggiamenti. Quest’anno c’è una ripresa, evidentemente è un problema di cultura sportiva – ha sottolineato il designatore – Dialogare è possibile se ci sono le condizioni. Rivalutiamo la figura del capitano. Se si va in 4-5 contro uno, parlare diventa impossibile».