Il presidente del Torino, Urbano Cairo, ha preso posizione dopo la puntata di Report sul caso degli striscioni su Superga comparsi durante il derby allo Juventus Stadium del 2014.
«Non sono un giudice, non emetto sentenze. Ma c’è un sentimento comune a tutto il popolo granata che si sente offeso dall’ipotesi che ci possano essere state connivenze, anche ad alto livello, con quell’episodio orribile e disumano. Sono striscioni e frasi ignobili, non hanno nulla di sportivo e non possono entrare in nessun posto, non solo in uno stadio. Credo che la dirigenza della Juventus, a partire dal suo presidente, debba chiedere scusa alle famiglie delle vittime di Superga e a tutti i tifosi granata», ha affermato il presidente del Toro.
Il 23 febbraio 2014 allo Stadium si giocò il derby di Torino, vinto dalla Juve 10 grazie ad un gol di Tevez. Nella curva juventina furono esposti due striscioni canaglia: “Quando volo penso al Toro” e “Solo uno schianto”. Offese a una tragedia che ha segnato la storia italiana, non solo quella granata.
Il presidente della Juve, Andrea Agnelli, condannò con un tweet: «no agli striscioni canaglia, le tragedie non si toccano. Mai».
La eco di quegli striscioni orribili fu fortissima e rimasero nella memoria di tutti le parole, rotte dal pianto di Sandro Mazzola, che il 4 maggio 1949 a Superga perse il papà Valentino, volato via con altre 30 vittime: «Quello stadio va chiuso per un anno», disse in lacrime.
Lunedì la trasmissione Report ha riportato alla luce un particolare importante, finora sconosciuto: dalle intercettazioni emerge che la Juve avrebbe saputo di quegli striscioni. Addirittura sarebbe stato il suo capo della sicurezza, Alessandro D’Angelo, a permetterne l’ingresso allo Stadium. Report rimanda all’accusa già mossa dalla giustizia sportiva a D’Angelo (prosciolto dalla Corte d’appello federale) utilizzando le intercettazioni finite dentro l’inchiesta Alto Piemonte.